Paul Ronald

di Andrea Crozzoli

Il coronavirus ha appannato un po’ questo 2020 ma il centenario di Federico Fellini continua ad essere al centro dell’attenzione con decine e decine di manifestazioni e pubblicazioni. Fra le tante proposte da segnalare senz’altro 8 1⁄2 di Federico Fellini nelle fotografie inedite di Paul Ronald a cura dell’amico Antonio Maraldi, prolifico direttore del Centro Cinema Città di Cesena, che ripropone in questa pubblicazione una sessantina di scatti sul set del capolavoro felliniano. Il materiale proviene dall’archivio personale di Maraldi che ha ricevuto direttamente dalle mani del fotografo francese più di 2.200 negativi di formato 6×6, e 200 diapositive a colori realizzati da Ronald a proprie spese in quanto non interessavano alla produzione. È disponibile anche una mostra, che accompagna il bel catalogo, in versione digitale, visti i tempi, on demand e personalizzabile su richiesta delle istituzioni ospitanti. Il francese Paul Pellet Ronald (1924-2015) venne in Italia già nell’immediato dopoguerra.

Aveva conosciuto Aldo Graziati, nome d’arte G.R. Aldò, fotografo veneziano che lavorava in Francia ed era entrato in contatto con Visconti il quale, quando nel 1948 doveva girare la Terra trema, si ricordò del bravo fotografo conosciuto a Parigi ai tempi della sua collaborazione con Renoir. Chiama, quindi, Aldò come direttore della fotografia il quale si fa accompagnare, come fotografo sul set e consulente, da Paul Ronald.

Nasce così un sodalizio che continuerà nel corso degli anni. Aldò sarà il direttore della fotografia fino a Senso (1954) quando un terribile incidente stradale porrà fine alla sua esistenza e Paul Ronald resterà fedele fotografo di scena di Visconti fino al 1963 quando fra il Gattopardo e Otto e mezzo, che si sarebbero girati praticamente in contemporanea, Paul sceglie di andare a fotografare sul set di Fellini interrompendo una ventennale collaborazione con Visconti. Collaborazione che non avrà più occasione di ripetersi nel corso del tempo. Le foto, quindi, di Otto e mezzo rappresentano un’importante tappa di questo grande fotografo che ha attraversato gli anni dorati del cinema italiano.

Lo incontrai nel 2000 a Cesena, proprio grazie ad Antonio Maraldi, quando ormai si era ritirato dall’attività, un po’ curvo sotto il peso delle tante avventure, set, ricordi ma lucido e vispo nello sguardo magnetico. Fulminante nelle sue osservazioni, era stato, nel panorama dei fotografi di scena, un fotografo colto, intellettuale, defilato, quello che leggeva i copioni per capire lo spirito dei personaggi e tarare quindi le fotografie modulandole sull’essenza della narrazione del film.

Paul Ronald e Andrea Crozzoli. Foto di Paolo Jacob

«Nella costruzione dell’immagine il mio riferimento è Caravaggio, i suoi tagli di luce, la sua composizione. – mi disse durante il nostro incontro – Oggi vanno all’arrembaggio, armati di motore, scattano interi rulli come fossero con la mitraglia in trincea. Senza costruire un’immagine, uno stile. Scattano quando possono, al volo, in fretta e senza pensarci troppo. Se chiediamo ad un giovane cos’è il ‘rettangolo aureo’ cade dalle nuvole.» A proposito di Fellini e della sua collaborazione col maestro riminese mi raccontò: «Ci siamo conosciuti sul set di di Boccaccio ’70, aveva un fotografo che gli ronzava sempre sulle orecchie. Un giorno, in uno spostamento, mi ha detto che apprezzava la mia discrezione e che mi voleva sul set del suo prossimo film Otto e mezzo. Dopo quel film, per altri miei impegni, non sono più riuscito a liberarmi quando lui girava. Era sempre con i tempi molto improbabili.».

Sul mestiere del fotografo di scena già nel 2000 lucidamente Paul Ronald dichiarava: «È difficile rendere con un’immagine un’intera sequenza, i sentimenti o le passioni degli attori. Per essere buoni fotografi di set ci vuole studio, preparazione, cultura e … soldi, che ormai non arrivano certo dal lavoro nel cinema. È una professione che non esiste più. Almeno nel senso in cui io la intendo.».

I centenari servono anche a questo a ripercorrere il lavoro di tanti piccoli artisti che valorizzavano, con la loro arte, l’opera e il talento di Fellini e il catalogo curato Maraldi è un imperdibile passo di questo percorso.

LA DIDATTICA MULTIMEDIALE CHE ACCORCIA LE DISTANZE

La Mediateca vicina a docenti e studenti nella didattica a distanza

Di Elena D’Incà

La formazione didattica è sempre stata un focus di primaria importanza per Cinemazero. In questo periodo di emergenza sanitaria, durante la quale le scuole sono state messe a dura prova, dovendo reinventare completamente la didattica attraverso i canali dell’innovazione tecnologica e digitale, la Mediateca di Cinemazero ha messo a disposizione risorse e strumenti utili agli insegnanti, che hanno potuto così arricchire una didattica a distanza. 

Adattare l’approccio didattico attraverso il filtro della tecnologia, rinunciando alla presenza in classe, attraverso cui passano gli aspetti più emozionali e significativi della relazione di insegnamento e apprendimento, non è stata un’operazione facile e indolore. Per queste e infinite altre ragioni didattico-educative, la Mediateca ha voluto essere a fianco degli insegnanti e degli studenti al loro fianco, mettendo a disposizione le proprie competenze nell’ambito dell’audiovisivo e del multimediale, per sfruttare al meglio le potenzialità offerte dall’innovazione digitale nel complesso mondo della didattica e della relazione di insegnamento-apprendimento.  

Con questo obiettivo è stato messo a disposizione gratuitamente sul sito di Cinemazero un archivio di contenuti didattici (video-saggi, documenti multimediali e testuali) frutto del convegno tenuto lo scorso settembre a Cinemazero: “Saperi strumenti e policies per l’integrazione didattica del cinema e dell’audiovisivo“.

Un incontro di alta formazione inserito nel progetto didattico realizzato nell’ambito del piano nazionale “Cinema per la Scuola” promosso dal MIUR e dal MIBAC. Questo progetto formativo, capitanato dal Liceo Artistico “Sello” di Udine, ha visto tra i partner anche Cinemazero, in collaborazione con l’Università di Padova, l’Università di Bologna, l’Università RomaTre, l’Università di Urbino, Apulia FilmCommission e Fondazione Filmagogia. Responsabile scientifico del progetto è Manlio Piva, docente al DAMS dell’Università di Padova e curatore dell’attività formativa di Cinemazero, che ha organizzato corsi online, attività laboratoriali in presenza ed il Convegno al quale hanno preso parte oltre 70 docenti di tutta Italia. L’intento è stato quello di aggiornare docenti di ambito audiovisivo e multimediale, affrontando nodi disciplinari e didattici in comune, per condividere indicazioni e co-progettare un curricolo nazionale condiviso innanzitutto da chi in prima linea si relaziona con i giovani studenti.

I risultati finali di quell’esperienza, sono stati raccolti e documentati attraverso numerose best practices condivise, oltre ai project work e videosaggi didattici che sono andati a costituire un repository online, in modo da non perdere le buone pratiche acquisite. Questo patrimonio didattico è ora disponibile alla consultazione di docenti e studenti, che possono accedervi semplicemente iscrivendosi al link: https://cinemazero.it/cinemazero-e/didattica-audiovisivo/formazione/

Uno strumento utile per elaborare unità di apprendimento, esercitazioni e video-lezioni ma anche per attuare una efficace progettazione didattica, docenza e co-docenza a distanza.

L’iscrizione consentirà inoltre di essere informati periodicamente su bandi, concorsi, corsi di formazione dedicati al cinema e agli audiovisivi, a livello locale e nazionale, grazie alla newsletter alla quale automaticamente si viene collegati al momento dell’iscrizione.

#IoRestoInSala

Con il cinema c’è più luce!

di Marco Fortunato

“La Storia è fatta di date…” è l’incipit del comunicato stampa di lancio (che trovate qui) di #IORESTOINSALA nuova iniziativa, che poche righe più sotto viene definita una “piccola/grande rivoluzione sotto il segno dell’imprenditoria culturale” e che vede Cinemazero tra i protagonisti. Ma andiamo con ordine, perché la storia è fatta di date, ma non solo. La Storia è fatta anche di idee, di volontà e tanta passione.

E partiamo proprio dall’ultima, la passione, che nessun virus (e nessun decreto) possono fermare. Se c’è un termine che può sintetizzare la vita di Cinemazero è proprio quello, “passione”, che ha animato gli sforzi di chi l’ha fondato, di chi oggi ne fa parte e soprattutto del pubblico che anche in questi mesi difficili non ha mai smesso di dimostrare il proprio attaccamento a un luogo unico che ha segnato la vita culturale e sociale della Città negli ultimi quarant’anni. Ed è proprio per valorizzare questo inestimabile patrimonio che, fin dai primi giorni di lockdown, abbiamo ragionato su come mantenere il legame con il nostro pubblico.

Da qui l’idea, anzi le idee, condivise con le più importanti realtà culturali della nostra Regione e d’Italia, di unire le forze per provare a riagganciare, anche solo virtualmente, quel “filo” che unisce ogni sala al suo pubblico e ritornare a svolgere il nostro ruolo di operatori culturali dando vita ad un’alternativa concreta al proliferare di un’offerta di contenuti audiovisivi sempre più caotica e bulimica.  Un’idea completamente nuova, dove il cinema non si trasferisce sulla rete ma dove la rete diventa il cinema. Non una piattaforma di streaming ma un modello di visione completamente nuovo, orizzontale e democratico, che garantisse piena libertà di programmazione ad ogni cinema per mettere al centro la sala cinematografica, seppure in versione virtuale. Un’idea nata in tempo di pandemia ma destinata a durare oltre. La riflessione comune tra le sale aderenti – quasi tutte d’essai – è infatti che le sale virtuali possano continuare a vivere anche quando, speriamo il prima possibile, potremo riaprire le sale. Ovviamente a quel punto la loro funzione cambierà. Se oggi infatti esse rappresentano un sostituto necessario al potersi trovare fisicamente a vivere l’esperienza cinematografica, quando ciò sarà di nuovo possibile gli spazi virtuali diventeranno degli spazi di sperimentazione per allargare ulteriormente l’offerta di contenuti audiovisivi di qualità. Magari per lanciare autori indipendenti che ancora non hanno la forza di arrivare in sala, per proseguire le teniture di alcuni film d’autore che troppo spesso finiscono per essere penalizzati dalle logiche del mercato o ancora per ampliare la proposta dei nostri festival, come Le Voci dell’Inchiesta o FMK.

Infine, la volontà. a tutti i settori della filiera per cercare di superare le moltissime difficoltà tecniche e di salvaguardare l’unicità di ogni singolo cinema partecipante, grazie ad un sistema che non prevede intermediari, registrazioni o trasmissione di dati a terzi, salvo quelli meramente tecnici, ma si sviluppa e si promuove esclusivamente attraverso i canali di Cinemazero

E così dal 26 maggio ha preso il via la programmazione virtuale di Cinemazero – in attesa di ripartire al più presto anche con quella fisica – con il consueto programma settimanale, le sale, e ovviamente i film con rispettivo orario d’inizio. Tutto pensato nella logica della sala cinematografica, dove il film (e il cinema) è al centro dell’esperienza. Perché il biglietto, così come la scelta del posto, si fa solo sul nostro sito e la relativa quota di ricavato andrà a sostegno della sala per permetterci di ripartire al più presto. Accedere (ma ormai molti di voi lo sanno già) è semplicissimo. Basta andare sul nostro sito www.cinemazero.it e scegliere il film tra quelli in programmazione, acquistare il biglietto (può essere comprato, con carta di credito o abbonamento, sino a 15 minuti dopo l’inizio della programmazione). Si riceverà quindi un codice via mail che andrà inserito sul sito di Mymovies entro 1 ora dall’inizio dello spettacolo per iniziare la visione. Da quel momento avrete 36 ore di tempo per completarla.

La grande abbuffata

di Lorenzo Codelli

Innumerevoli cineteche internazionali hanno reagito al periodo di chiusura forzata immettendo sui rispettivi siti on line tesori d’ogni epoca, genere, lunghezza. Una profusione così abbondante da rendere sovrumano qualsiasi censimento. Limitiamoci ad un piccolo florilegio ad libitum.

La Filmoteca UNAM di Città del Messico propone classici restaurati appartenenti al periodo d’oro del cinema messicano accompagnandoli con interviste e retroscena. Ad esempio La otra (1946) di Roberto Gavaldón, un capolavoro noir degno di Hitchcock. El poder en la mirada (2018) di José Ramón Mikelajáuregui, l’epopea della rivoluzione messicana tramite immagini d’epoca. «Fantasías y pandemia», una rassegna di fantahorror premonitori.

La Fondazione Cineteca Italiana di Milano offre il secondo film diretto da Riccardo Freda, 6×8/48 alias Tutta la città canta, una farsa canora con Nino Taranto iniziata nel 1943 e portata a termine nel 1945. Milano ’83, il personalissimo pamphlet di Ermanno Olmi. Amor pedestre (1918) di Marcel Fabre, un esperimento esilarante. Femmine folli (Foolish Wives, 1921), del genialissimo autore e divo Erich von Stroheim…

Il Maysles Documentary Center di Harlem, New York, un’istituzione attivissima creata nel 2005 dal leggendario documentarista Albert Maysles, ha in cartellone una miriade di reportages in collaborazione con festival, siti specializzati e autori impegnati nel sociale. Le opere giovanili di Pawel Pawlikowski, i non-fiction di Penny Lane, la première di Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse (2020) di Iara Lee…

La Filmoteca de Catalunya di Barcellona regala la personale di Pere Portabella realizzata in stretta collaborazione con il novantunenne regista e esponente politico catalano. L’avanguardista autore di opere acclamate quali Cuadecuc, vampir (1971), con Christopher Lee, Nocturno 29 (1968), Die Stille vor Bach (2007)…

La Cinémathèque Française di Parigi ha creato il sottosito «Henri» – in omaggio al fondatore Henri Langlois – per esporre incunaboli di Abel Gance, René Clair, Paul Nadar, Henri Georges Clouzot, Raoul Ruiz. Gioielli dello studio Albatros, rifugio parigino degli esuli russi capitanati dal grande Ivan Mosjoukine. I godardofili non perderanno due backstage di Jacques Rozier dal set de Il disprezzo, interpretato dagli immortali BB e Michel Piccoli…

La Cineteca di Bologna, in attesa di varare la 34 edizione del Cinema Ritrovato, anticipa prelibati «fuori sala». Pathé a colori, Chaplin esordiente, reportages di Luca Comerio e Giovanni Vitrotti, corti di Marcello Baldi e Raffaele Andreassi. Una perla rara: Guida per camminare all’ombra (1954) di Renzo Renzi, l’illustre storico del cinema e fellinologo della prima ora…

Il National Film Institute di Budapest raccoglie in bell’ordine un battaglione di mirabili capolavori diretti da maestri magiari quali István Szabó (Il colonnello Redl, 1984), Zóltan Fábri (Venti ore, 1965), il pioniere Sándor (Alexander) Korda, István Gaál, Miklós Jancsó, Sándor Sára, Pál Gábor (Angi Vera, 1978), Károly Mákk, Péter Bacsó, oltre a cartoni animati, cicli monografici…

La Cineteca del Friuli di Gemona, Cinemazero di Pordenone e il Visionario di Udine propongono su «AdessoCinema» una serie di documentari realizzati o conservati sul nostro territorio in varie epoche e restaurati dall’Archivio Film del FVG. Gloria: apoteosi del soldato ignoto (1921) della Federazione Cinematografica Italiana, Grappoli d’oro (1957) di Elio Ciol e Riccardo Castellani, Dongje il fogolar (1962) di Giorgio Trentin, FMM: Fellini, Mastroianni, Masina (1985), un inedito di Gideon Bachmann dalla collezione di Cinemazero, Prime di sere (1993) di Lauro Pittini, La città di Angiolina (2010) di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari…