ABITUDINI DA METROPOLI IN UNA CITTÀ CHE NON LO È
Cinemazero protagonista sulla rivista del Touring Club Italiano, per lo speciale “Pordenone e la cultura”
Il numero di dicembre 2021 di “Qui Touring” – in edicola ora – dedica diverse pagine a Pordenone e alla sua eccellenza culturale, intesa come sistema e come caso particolarmente originale (per le dimensioni relativamente modeste della città), per entrare poi nello specifico della varie realtà esistenti: fra le varie un cospicuo spazio è dedicato a Cinemazero. Nel suo speciale servizio, Tino Mantarro utilizza non a caso una metafora cinematografica: “se penso a Pordenone mi viene in mente una scena di Caro Diario di Nanni Moretti. Nel primo episodio Moretti gira in Vespa per una solitaria Roma agostana e arriva fino ai confini di Spinaceto, quartiere periferico allora costruito da poco e sempre inserito nei discorsi per parlarne male. Gli dà una sbirciata sommaria e poi sentenzia: «Bè, Spinaceto: pensavo peggio. Non è per niente male». Di Pordenone non pensavo peggio, semplicemente non pensavo”. Ecco allora che, con una certa dose di sorpresa ma con molto entusiasmo, il giornalista passa in rassegna le iniziative che fanno della città in riva al Noncello una meta di turismo culturale. Certamente, ricorda Mantarro intervistando i vari operatori della cultura del territorio, molto ha fatto Pordenonelegge.it (nell’articolo gli interventi di Michela Zin – che ricorda anche l’importanza e incidenza economica del settore e Gian Mario Villata – che narra l’evoluzione della manifestazione), ma il fenomeno, come ricorda Elisa Cozzarini che a Pordenone (per Odos) ha dedicato una guida ricca e completa, è molto articolato. Dedica Festival (nel pezzo, spazio alle parole di Claudio Cattaruzza) ha consentito di puntare a eccellenza specifica nell’ambito della letteratura, per una città che è arrivata oggi a ospitare librerie dedicate e attive, nonchè tre case editrici come Safarà, Bottega Errante e Biblioteca dell’Immagine (Lorenza Stroppa e Alessandro Venier raccontano la parte degli autori/editori, mentre Daniele Zongaro e Domingo Borneo quello delle librerie). Partendo dalla sperimentazione punk (Ado Scaini ricorda la sua evoluzione) che sembrava essere l’unica caratteristica degna di nota di Pordenone sul versante culturale a fine anni ’70 e primi ‘80, e che ha un’onda lunghissima (basti pensare a Prozac + / Sick Tamburo e Tre allegri ragazzi morti) si è arrivati a una città che ospita praticamente ogni sera un evento culturale. In questo ha fatto molto Cinemazero (e Riccardo Costantini ed Elena D’Incà lo ricordano nelle parole raccolte da Mantarro), che dal 1978, ora con Le giornate del Cinema Muto, ora con l’attività di Mediateca, e in generale con una serie di iniziative varie e intergenerazionali, ha consentito una presenza costante della cultura in città. Mantarro nota come l’ambiente cittadino sia confacente a una fruizione piacevole della “Pordenone cultura”: negli ultimi anni si è investito molto per modificare la viabilità e creare piste ciclabili in tutta la città, cercando di ravvivare i percorsi intorno al fiume Noncello, con itinerari che collegano i luoghi della cultura: i percorsi a “mobilità ecologica” uniscono varie realtà, non ultima (se non per ragioni anagrafiche) il PAFF!, (Giulio De Vita ne racconta la genesi) che concretizza la lunga tradizione di fumetto (Davide Toffolo su tutti) propria della città.