Cinemazero: ed ecco a voi il prequel!
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Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema _____________________________________________________
Di Andrea Crozzoli
Come ogni saga cinematografica di successo che si rispetti (Star Wars uno per tutti) assieme agli inevitabili sequel trova posto anche il prequel, ovvero cosa c’era prima!
Sulla nascita di Cinemazero, ormai, sono stati spesi fiumi (o forse ruscelli) di inchiostro, ma quel marzo 1978 che segna l’inizio è preceduto, chiaramente, da un sofferto e articolato percorso.
Le domande, quindi, che sorgono spontaneamente sono: a) Come si è costituito quel manipolo che si è presentato davanti al notaio per fondare il sodalizio? b) Che provenienza aveva e come mai i suoi membri si erano messi assieme in questa avventura?
Come nella migliore tradizione hollywoodiana, dove si racconta la genesi della formazione di un gruppo di eroi che partono per una mission impossible (da I magnifici sette di John Sturges a Space Cowboys di Clint Eastwood, passando per Quella sporca dozzina di Robert Aldrich ma anche per Ocean’s Eleven di Steven Soderbergh) tenteremo qui di narrare la nascita della formazione di questo manipolo di “filmonauti” più o meno consapevoli.
Siamo nel 1977 con il mondo diviso in due blocchi dalla fine della Seconda guerra mondiale; il Friuli-Venezia Giulia, posto ai confini orientali come “sentinella della patria”, è all’epoca una regione praticamente militarizzata, con caserme spalmate su tutto il suo territorio. Anche le ondate di proteste di quegli anni sono quindi smorzate, più soft che altrove. Tutto, infatti, è saldamente sotto il controllo del democratico e cristiano partito di maggioranza relativa che non riesce però a contenere l’ondata di lotte e grandi conquiste sociali degli anni settanta: divorzio, aborto, statuto dei lavoratori, servizi di salute mentale, etc.. L’anno prima (1976), a dare una scossa al torpore di trent’anni di potere democristiano ci si è messo anche il terremoto.
Pordenone, grazie al boom degli anni Sessanta, necessitava in quel periodo di una serie di uffici, scuole e strutture nuove che dessero dignità alla fresca nomina a capoluogo di provincia (1968). Questo ha significato per la città un massiccio arrivo di “nuovi pordenonesi” dal resto dell’Italia, soprattutto dal sud, per coprire le nuove professionalità. Fra le tante strutture sorte in quegli anni a Pordenone c’era anche il Centro di Salute Mentale col suo manipolo di psichiatri basagliani provenienti principalmente dal meridione. Arrivo che ha messo, in qualche modo, in discussione l’identità dell’autoctono, il quale non ha trovato di meglio che imbastire convegni dal tema: “cosa significa pordenonesità”. Insomma, sotto traccia, come un percorso neanche tanto carsico, esisteva già allora il problema dell’immigrato con tutte le conseguenze relative (dall’affittargli un appartamento in giù)!
L’arrivo di giovani menti, fresche e aperte alla diversità nelle sue più svariate forme, dette vita, assieme ad altri soggetti, alla Cooplibri; ma il manipolo di animatori, slegato dai partiti tradizionali, venne quasi subito espulso per troppo successo (sic!). Erano, tra l’altro, tutta gente che veniva da “fuori”, quindi doppiamente fuoriusciti, come la meranese Hilde Brugger, animatrice principe della Cooplibri, il sottoscritto, nato ad Ancona, bancario involontario, i salernitani Giancarlo Postiglione e Gianfranco Virgilio, psichiatri “sudisti”, etc. Tutte persone che, dopo varie discussioni, pensarono che non si poteva disperdere così un bagaglio di esperienze maturate insieme.
A Pordenone, nonostante quattro cinema funzionanti, non arrivavano moltissimi film imperdibili per cui si decise di tentare di colmare la lacunosa proposta cinematografica cittadina. Senza alcuna risorsa finanziaria ma solo tanta passione venne deciso che tale proposta di integrazione culturale cinematografica in città doveva essere supportata dall’ente pubblico, in particolare dal Comune. L’unica sala dismessa, che l’Amministrazione Comunale ci avrebbe messo a disposizione, il CRAL di Torre, era in aperta periferia, per cui venne spontaneo, a quel punto, cercare il coinvolgimento di due esponenti di quel quartiere, zona operaia per antonomasia, come Vincenzo Milanese, attivo membro del comitato di quartiere e Roberto Cancian, l’unico che allora sapeva maneggiare con perizia un proiettore.
Postiglione consigliò anche di coinvolgere un giovane psicologo appena atterrato al Centro Igiene Mentale, il casarsese Piero Colussi, che già si era occupato del cineforum di Casarsa.
Il sottoscritto, dal canto suo, riuscì a convincere Enrica Bellotto e l’architetto-fotografo-viaggiatore purililiese Gianni Pignat ad entrare nella compagine. Non pago pescò, inoltre, fra le sue amicizie bancarie e coinvolse il gemonese Marco Casolo e Giovanni Lessio da Longarone, che attirarono nella rete a loro volta Daniela Morassut e Viviana Darduin. Il salernitano Virgilio dal canto suo implicò nell’impresa l’iberica Montserrat Fort Orts e Guglielmo Fontana. Insomma una compagine composta principalmente da elementi provenienti “da fuori” specchio del resto della società che si stava formando in città. Dopo una serie di riunioni in via Ippolito Nievo, luogo che divenne anche la prima sede dell’associazione, il manipolo si presentò, nel marzo 1978, davanti al notaio Pirozzi per firmare l’agognato atto di nascita del sodalizio: cinemazero perchè si comincia da zero! Erano tredici, giovani e forti. Mancarono a quell’appuntamento soltanto Hilde Brugger e Giancarlo Postiglione partiti in quei giorni per un improvviso e improrogabile impegno familiare. Il resto è storia.