In viaggio verso Venezia
Di Marco Fortunato
Dopo l’edizione record dello scorso anno con ben 6 film italiani in concorso – un record – anche la prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si annuncia, sulla carta, potenzialmente molto promettente per il cinema nostrano. Sono davvero molti, forse anche troppi, i film pronti, fermi per ora ai blocchi di partenza, in attesa dei primi annunci sul programma del Lido che, come tradizione, dovrebbero arrivare nella seconda metà di luglio. Proviamo a capire chi sono i favoriti, e i possibili outsider.
Gettonatissimo tra gli addetti ai lavori è Campo di Battaglia di Gianni Amelio. Per il regista e sceneggiatore calabrese sarebbe la settima presenza (oltre all’esperienza come giurato nel 1992) e l’occasione per puntare a diventare il primo italiano a vincere due Leoni d’Oro, esperienza finora riuscita ad un gotha di cineasti, tutti stranieri: André Cayatte nel 1950 e 1960, Louis Malle nel 1980 e nel 1987, Zhang Yimou nel 1992 e nel 1999 e infine Ang Lee nel 2005 e 2007. Il suo film, ambientato all’interno di un ospedale da campo durante la prima guerra mondiale e girato a Gorizia racconta il rapporto problematico di due medici alle prese con i soldati ricoverati provenienti dalle prime linee. I due protagonisti, interpretati da Alessandro Borghi, e Gabriel Montesi dovranno fare i conti non solo con le ferite fisiche, ma anche le menzogne e l’autolesionismo dei soldati per non tornare al fronte. Il tutto complicato dall’arrivo di un’altra emergenza, l’influenza spagnola, e dal comune amore per l’infermiera Anna.
Quotazioni molto alte anche rispetto alla presenza di Napoli-New York di Gabriele Salvatores, la cui genesi è molto curiosa. Il progetto nasce infatti dal ritrovamento di un trattamento firmato nientemeno che da Federico Fellini e Tullio Pinelli nel 1948 la cui prima regia avrebbe dovuto essere di Gianni Franciolini. Successivamente lo stesso Fellini provò a realizzare il film con gli americani ma il progetto si arenò quasi subito. Malgrado le premesse però non sarà un film felliniano, “non ha niente di onirico, di surreale, semmai è un film molto influenzato, come lo era allora il soggetto, dal neorealismo” ha precisato il regista in una recente intervista rilasciata a Mario Sesti e Gloria Satta per il Messaggero “È la storia di due bambini, due scugnizzi che scappano come clandestini per andare a New York: c’è quest’idea del viaggio e dell’arrivo in un posto come quello in cui si ritrova Alice nel Paese delle Meraviglie. Di felliniano, forse, c’è solo la nave che li porta lì.” Come Amelio anche Salvatores ha scelto di girare in FVG, e precisamente a Trieste.
Altro autore che quasi sicuramente dovrebbe presentare il suo film al Lido è Uberto Pasolini. E sarebbe la quarta volta su quattro film. La prima fu nel 2008 con Machan – La vera storia di una falsa squadra, che si aggiudicò il Premio Label Europa Cinemas alle Giornate degli Autori, poi nel 2013 con Still Life con cui vinse il Premio Orizzonti per la migliore regia e infine nel 2020 quando fu la volta di Nowhere Special – Una storia d’amore.Nel suo ultimo lavoro intitolato Il ritorno il regista, produttore e sceneggiatore romano dirigere un cast stellare in cui spiccano Juliette Binoche e Ralph Fiennes, quest’ultimo nel ruolo di Ulisse che a vent’anni dalla sua partenza ritorna in patria dopo aver combattuto nella guerra di Troia. Ritroverà un regno molto diverso da quello che ha lasciato.
Buone probabilità anche per i Manetti Bros che mancano da Venezia dal 2017 quando conquistarono l’attenzione di pubblico e critica con Ammore e malavita (chi c’era ricorderà la proiezione stampa interrotta più volta da applausi a scena aperta). La storia, quella della società calcistica locale l’U.S. Palmese che dovrebbe dare il titolo al film, sulla carta si presta perfettamente a creare l’occasione per lasciar esprimere al meglio lo stile ecclettico e decisamente originale dei due fratelli che, nella conferenza stampa di fine riprese hanno sottolineato come la trilogia dedicata a Diabolik che li aveva tenuti impegnati negli ultimi anni può dirsi definitivamente conclusa.
Più o meno alla pari – in termini di possibilità – sembra giocarsela un altro titolo diretto a quattro mani. Si tratta di Iddu di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza, che può vantare la coppia Toni Servillo e Elio Germano per la prima volta insieme sul set. Il film trae spunto dalla vita del boss Matteo Messina Denaro, la cui ricostruzione – hanno dichiarato i registi – “ci ha dato la possibilità di scavare nella sua enigmatica personalità, ricostruendo parte della sua trentennale latitanza, durante la quale, nel sonno della ragione ricorrono sogni che finiscono sempre per trasformarsi in incubi. Incubi tragici e ridicoli”
Risultano pronti anche Eterno visionario di Michele Placido con Fabrizio Bentivoglio, nuovo omaggio a Pirandello, dopo il fortunatissimo La stranezza di Roberto Andò e L’abbaglio dello stesso Andò che prosegue il sodalizio artistico con l’insolito trio composto da Salvo Ficarra, Valentino Picone e Toni Servillo.
Non ci resta dunque che attendere l’esito del comitato di selezione guidato da Alberto Barbera, nella certezza che, presto o tardi, tutti i titoli che abbiamo citato arriveranno sul grande schermo.