La famiglia Avatar
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Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema!
Di Andrea Crozzoli
Dopo Dante non sarà mai anche Avatar 2 La via dell’acqua di destra? La recente pioggia di candidature agli Oscar e gli incassi stratosferici suonano come avvertimento per questo film che mantiene la stessa debolezza e prevedibilità nella trama del capostipite (che 13 anni or sono incassò al botteghino quasi 3 miliardi di dollari). In Avatar 2 La via dell’acqua tutti i topos dell’America liberal, largamente condivisibili, come ambientalismo, animalismo, inclusività, pacifismo, anticapitalismo sono presenti in giusta dose uniti agli antichi tradizionali valori come Dea, Patria e soprattutto Famiglia che sentiamo ripetere innumerevoli volte in questa esperienza immersiva negli oceani di Pandora. Il tutto grazie ad un regista come James Cameron, di anni 68, sempre perfettamente a suo agio nell’acqua tanto che nel marzo 2012 è sceso in solitaria nelle fosse delle Marianne. In Avatar 2 La via dell’acqua tutti hanno un fiato che neanche Maiorca: nuotano, vanno sotto, cavalcano gli pterosauri, trascorrono mezzore sott’acqua come se nulla fosse (Kate Winslet, si narra, detiene il record tra le attrici/attori, nel trattenere il respiro sott’acqua con 7 minuti e 15 secondi.).
Analogamente al primo Avatar, del quale non si ricorda più nulla della trama se non di esseri blu su un pianeta alieno che infilano la treccia nella presa USB, anche in questo caso la storia è perfettamente dimenticabile. Conta la strabiliante qualità e quantità degli effetti speciali, tanto da aver fatto esclamare al Mereghetti: «È del poeta il fin la meraviglia!» citando Giovanbattista Marino. Una “meraviglia” ininterrotta nel celebrare il mito della famiglia che non lascia nessuno indietro, non si perde. Dove la civiltà occidentale è responsabile di tutti i mali ei cattivi sono Marines statunitensi che uccidono nativi e animali, saccheggiano le risorse naturali, etc. In ottemperanza al politically correct e MeToo siamo difronte alla continuazione del filone western tipo Soldato blu o Piccolo grande uomo, nel quale il tradizionale ruolo dei buoni assegnato ai bianchi e dei cattivi riservato agli indiani veniva ribaltato. Non a caso gli indigeni qui, usano archi e frecce cavalcando gli pterosauri. Ma le citazioni, nell’adolescenziale Avatar 2 La via dell’acqua, si sprecano: dall’imitazione di Ursula Andress che esce seducente dal mare in 007 Licenza di Uccidere, ad opera della giovane figlia del capo tribù dell’Acqua, alle battaglie subacquee di Thunderball-Operazione tuono, fino all’autocitazione dell’affondamento del Titanic; dall’avventura del Poseidon, passando per lo Squalo di Spielberg, al Pinocchio di Collodi dove il ventre della balena diventa momento catartico dello speleologo gastro-ittico, come eroe che ritorna, solitario, emarginato. In 3 ore e 10 minuti c’è posto anche per altri temi come il rapporto con il “diverso” , il riscatto, la vendetta, il rispetto delle culture, l’elaborazione del lutto, la necessità di rimanere connessi con la natura, la fede, l’amore, la lealtà, le prove di coraggio, il tradimento, il senso di colpa e di ingiustizia. Il tutto shakerato per valorizzare il modello della famiglia tradizionale con un maschio, una femmina, dei figli, dove l’autorità paterna non viene messa in discussione e il ruolo della madre è forte tanto quanto gli altri messaggi sui buoni sentimenti come l’onore, il coraggio, l’amicizia virile, il passaggio dall’infanzia all’adolescenza e poi all’età adulta (con quel «Ehi bro!» entrati nel doppiaggio forse per osmosi dei trapper di Quarto Oggiaro!). Una sceneggiatura con personaggi tagliati a colpi di accetta, muniti di una morale estremamente facile: bianco o nero, per essere compresi da tutti, compresi gli adolescenti dagli esili margini di concentrazione. In Avatar 2 La via dell’acqua la trama, debole e scontata, è la solita dai tempi di Noè, e mai più cambiata; i conflitti sono frontali, come uno scontro automobilistico, e i ritmi incalzanti e rombanti di effetti speciali pour le plaisir des yeux fanno il resto. Dopo La via dell’acqua, altri tre Avatar, sempre a firma di James Cameron, usciranno nel 2024, 2026 e 2028. Il costo globale è di circa un miliardo di dollari. Ma in caso di flop, le parti 4 e 5 sarebbero eliminate. Staremo a vedere!