gennaio 2023

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gennaio 2023

Editoriale:

Buon 2023! (senza dimenticare il 2022) Più di 60mila spettatori, oltre 3.300 proiezioni e 250 film diversi, spesso accompagnati da ospiti, oltre ad eventi speciali, retrospettive e numerosi incontri di approfondimento. Questi i “numeri” dell’anno appena concluso anche se è non è semplice riassumere in poche cifre (e parole) le varie attività specie quelle che si sono svolte in un periodo decisamente fuori dal comune. Per il mondo del cinema,...

Buon 2023! (senza dimenticare il 2022)

Più di 60mila spettatori, oltre 3.300 proiezioni e 250 film diversi, spesso accompagnati da ospiti, oltre ad eventi speciali, retrospettive e numerosi incontri di approfondimento. Questi i “numeri” dell’anno appena concluso anche se è non è semplice riassumere in poche cifre (e parole) le varie attività specie quelle che si sono svolte in un periodo decisamente fuori dal comune.

Per il mondo del cinema, infatti, il 2022 ha segnato la definitiva ripartenza dopo due anni terribili, duranti i quali tutte o quasi le attività erano state sospese o pesantemente rimodulate. Anche Cinemazero ha affrontato momenti difficili ma, come da sua tradizione, ha saputo resistere lavorando perché tutte le numerose iniziative che compongono la sua articolata e complessa attività potessero riprendere a pieno regime nel corso dell’anno. I primi mesi sono stati molto complicati, il Covid faceva ancora sentire pesantemente i suoi effetti e l’esperienza cinematografica era vincolata all’utilizzo delle mascherine. Poi, con l’arrivo dell’estate e la nuova arena sotto le stelle è tornato – finalmente – l’abbraccio del pubblico che ha gremito Largo San Giorgio per incontrare i protagonisti della settima arte. E andare al cinema è tornato ad essere una festa e soprattutto un’esperienza collettiva.

A settembre il ritorno in sala è stato accompagnato dai grandi autori di casa nostra. Prima Gianni Amelio con Il signore delle formiche seguito da Il colibrì di Francesca Archibugi e quindi da La stranezza di Roberto Andò: tre grandi firme del cinema italiano che hanno testimoniato con le loro opere (Amelio e Andò anche in presenza, mentre purtroppo Francesca Archibugi malgrado gli sforzi per intervenire è stata bloccata da impegni lavorativi) che il pubblico del cinema, specie di qualità, esiste ed è assai numeroso. E il Natale cinematografico, ancora in corso, con l’ottimo riscontro di Le otto montagne e The Fabelmans testimonia questa vitalità, che ci ha permesso di raggiungere un risultato decisamente migliore di quello medio nazionale.

E dopo un (doveroso) bilancio del passato, uno sguardo al futuro. Cosa aspettarci dal 2023, cinematograficamente parlando? Sembrerà banale ma le incognite sono ancora molte, anche se la ripresa della frequenza in sala sembra consolidata i dati ci dicono che siamo ancora molto lontani dai livelli prepandemici.

Per capirci prima del Covid in Italia si staccavano mediamente circa 100 milioni di biglietti all’anno, oggi siamo a meno della metà. Quando e come il mercato si assesterà? Non è questione di pura statistica. Da quanti biglietti il settore staccherà dipendono infatti molte conseguenze.

Quasi tutti gli analisti concordano che è altamente improbabile che ci si possa riavvicinare (almeno non per quest’anno) ai 100 milioni di biglietti, cifra che in qualche modo aveva garantito la sostenibilità del sistema ma il punto è capire di quanto sarà la riduzione. Due sono gli scenari possibili. Il primo che una riduzione ampia – diciamo di oltre il 30% – quindi circa 70milioni di biglietti all’anno. Un simile scenario potrebbe portare alla chiusura di diverse strutture e alla rimodulazione di molte altre (alcune sale potrebbero ridurre gli schermi, scegliere di tenere chiuso alcuni giorni della settimana e con ogni probabilità ridurre il numero dei dipendenti) e probabilmente comporterebbe un forte mutamente dell’offerta cinematografica. Molti film, ad esempio, potrebbero ritenere l’uscita al cinema non più remunerativa e quindi scegliere di andare direttamente in piattaforma, diventando così invisibili per gli amanti del grande schermo.

L’altra ipotesi è invece che vi sia una riduzione del pubblico, ma più contenuta. In questo caso sarebbe sufficiente una rimodulazione del sostegno pubblico per garantire la sopravvivenza della maggior parte delle sale, accompagnata da un forte impegno di quest’ultime.

E poiché quest’ultimo è lo scenario più probabile – oltreché auspicabile – resta da chiedersi cosa significa il “forte impegno” delle sale. Per farlo ci più tornare utile quanto accaduto negli ultimi due anni. In questo periodo, infatti, anni le sale cinematografiche hanno dimostrato di poter essere dei luoghi vivi dove si fruisce ma anche si produce cultura, guadagnando consapevolezza del loro ruolo sociale. Gli esercenti hanno messo in campo capacità innovativa e spirito imprenditoriale stringendo collaborazioni con altri settori, per esempio quelli tecnologici, per inventarsi – è proprio il caso di dirlo – delle soluzioni per gestire la pandemia (pensiamo ai separatori “butterfy” brevettati da un’azienda del territorio). Si è inoltre (ri)scoperta l’importanza di comunicare il valore dell’esperienza cinematografica, spostando l’attenzione del pubblico non solo sul contenuto, il film, ma anche sul contenitore cioè il cinema inteso come spazio. Si è registrato, all’inizio anche con un po’ di stupore, che i primi a ritornare in sala sono stati i giovani che sembra quasi stiano riscoprendo l’unicità della visione in sala dopo l’abbuffata di quelle sul divano e ciò ha fatto nascere specifiche iniziative rivolte a questa fascia di pubblico che prima sembrava difficilissima da raggiungere.

Tutto questo e molto altro ci tornerà utile per affrontate le sfide che il 2023 sicuramente ci metterà di fronte, non dimentichiamocelo.

Buon 2023! (senza dimenticare il 2022)

Più di 60mila spettatori, oltre 3.300 proiezioni e 250 film diversi, spesso accompagnati da ospiti, oltre ad eventi speciali, retrospettive e numerosi incontri di approfondimento. Questi i “numeri” dell’anno appena concluso anche se è non è semplice riassumere in poche cifre (e parole) le varie attività specie quelle che si sono svolte in un periodo decisamente fuori dal comune.

Per il mondo del cinema, infatti, il 2022 ha segnato la definitiva ripartenza dopo due anni terribili, duranti i quali tutte o quasi le attività erano state sospese o pesantemente rimodulate. Anche Cinemazero ha affrontato momenti difficili ma, come da sua tradizione, ha saputo resistere lavorando perché tutte le numerose iniziative che compongono la sua articolata e complessa attività potessero riprendere a pieno regime nel corso dell’anno. I primi mesi sono stati molto complicati, il Covid faceva ancora sentire pesantemente i suoi effetti e l’esperienza cinematografica era vincolata all’utilizzo delle mascherine. Poi, con l’arrivo dell’estate e la nuova arena sotto le stelle è tornato – finalmente – l’abbraccio del pubblico che ha gremito Largo San Giorgio per incontrare i protagonisti della settima arte. E andare al cinema è tornato ad essere una festa e soprattutto un’esperienza collettiva.

A settembre il ritorno in sala è stato accompagnato dai grandi autori di casa nostra. Prima Gianni Amelio con Il signore delle formiche seguito da Il colibrì di Francesca Archibugi e quindi da La stranezza di Roberto Andò: tre grandi firme del cinema italiano che hanno testimoniato con le loro opere (Amelio e Andò anche in presenza, mentre purtroppo Francesca Archibugi malgrado gli sforzi per intervenire è stata bloccata da impegni lavorativi) che il pubblico del cinema, specie di qualità, esiste ed è assai numeroso. E il Natale cinematografico, ancora in corso, con l’ottimo riscontro di Le otto montagne e The Fabelmans testimonia questa vitalità, che ci ha permesso di raggiungere un risultato decisamente migliore di quello medio nazionale.

E dopo un (doveroso) bilancio del passato, uno sguardo al futuro. Cosa aspettarci dal 2023, cinematograficamente parlando? Sembrerà banale ma le incognite sono ancora molte, anche se la ripresa della frequenza in sala sembra consolidata i dati ci dicono che siamo ancora molto lontani dai livelli prepandemici.

Per capirci prima del Covid in Italia si staccavano mediamente circa 100 milioni di biglietti all’anno, oggi siamo a meno della metà. Quando e come il mercato si assesterà? Non è questione di pura statistica. Da quanti biglietti il settore staccherà dipendono infatti molte conseguenze.

Quasi tutti gli analisti concordano che è altamente improbabile che ci si possa riavvicinare (almeno non per quest’anno) ai 100 milioni di biglietti, cifra che in qualche modo aveva garantito la sostenibilità del sistema ma il punto è capire di quanto sarà la riduzione. Due sono gli scenari possibili. Il primo che una riduzione ampia – diciamo di oltre il 30% – quindi circa 70milioni di biglietti all’anno. Un simile scenario potrebbe portare alla chiusura di diverse strutture e alla rimodulazione di molte altre (alcune sale potrebbero ridurre gli schermi, scegliere di tenere chiuso alcuni giorni della settimana e con ogni probabilità ridurre il numero dei dipendenti) e probabilmente comporterebbe un forte mutamente dell’offerta cinematografica. Molti film, ad esempio, potrebbero ritenere l’uscita al cinema non più remunerativa e quindi scegliere di andare direttamente in piattaforma, diventando così invisibili per gli amanti del grande schermo.

L’altra ipotesi è invece che vi sia una riduzione del pubblico, ma più contenuta. In questo caso sarebbe sufficiente una rimodulazione del sostegno pubblico per garantire la sopravvivenza della maggior parte delle sale, accompagnata da un forte impegno di quest’ultime.

E poiché quest’ultimo è lo scenario più probabile – oltreché auspicabile – resta da chiedersi cosa significa il “forte impegno” delle sale. Per farlo ci più tornare utile quanto accaduto negli ultimi due anni. In questo periodo, infatti, anni le sale cinematografiche hanno dimostrato di poter essere dei luoghi vivi dove si fruisce ma anche si produce cultura, guadagnando consapevolezza del loro ruolo sociale. Gli esercenti hanno messo in campo capacità innovativa e spirito imprenditoriale stringendo collaborazioni con altri settori, per esempio quelli tecnologici, per inventarsi – è proprio il caso di dirlo – delle soluzioni per gestire la pandemia (pensiamo ai separatori “butterfy” brevettati da un’azienda del territorio). Si è inoltre (ri)scoperta l’importanza di comunicare il valore dell’esperienza cinematografica, spostando l’attenzione del pubblico non solo sul contenuto, il film, ma anche sul contenitore cioè il cinema inteso come spazio. Si è registrato, all’inizio anche con un po’ di stupore, che i primi a ritornare in sala sono stati i giovani che sembra quasi stiano riscoprendo l’unicità della visione in sala dopo l’abbuffata di quelle sul divano e ciò ha fatto nascere specifiche iniziative rivolte a questa fascia di pubblico che prima sembrava difficilissima da raggiungere.

Tutto questo e molto altro ci tornerà utile per affrontate le sfide che il 2023 sicuramente ci metterà di fronte, non dimentichiamocelo.

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