«Venezia, la luna e… robot»

Di Lorenzo Codelli e Lello Bersani

Ansa ultim’ora. Paolo Villaggio e Marco Ferreri gireranno per la prima volta un film assieme. Ambedue hanno deciso, all’insaputa l’uno dall’altro, di chiedere al Ministero delle Nuvolette una «007 licenza di divertirsi post- covid»

Ancora top secret titolo e soggetto della pellicola. 

Si sa solo che sarà interamente girata, tra il Natale e l’Epifania, al Lido di Venezia.  

Grazie ai schèi della Malamocco Film Commission. 

Creata tre giorni fa, sul proprio yacht, da Dino De Laurentiis. 

Paolo Villaggio interpreterà Robotxol, una via di mezzo tra Fantozzi e il Dottor Stranamore. 

“Boxol“ era l’appellativo del macchinario elefantiaco di prenotazione on line della Mostra del Cinema 2021, quello che prese definitivamente il potere al Lido.

Ferreri: «Ho sentito raccontare il mio attuale dirimpettaio, Alberto Barbera, manager culturale di prima grandeur, le cose da fantascienza che gli erano capitate nell’estate del ‘21».

Così rivela Ferreri intervistato da Lello Bersani sul Tg1, ridendosela sotto la barbetta incolta a raggiera.

Ferreri:  «Ti ricordi Io, robot ? La raccolta di Isaac Asimov pubblicata da Arnoldo Mondadori nel lontano 1950. Io avevo 22 anni. L’emergente scrittore russo-americano così profetizzava:

« Quando la Terra è dominata da un padrone-macchina… »

«Quando i robot sono più umani dell’umanità….»

Lello: « Perchè vuoi fare un’altra storia di sf? Un floppone come Il seme dell’uomo non t’era bastato?»

 Villaggio: « Pardon, boys. Il mio compagno di merende Roberto Cicutto mi ha riferito gli stessi, incredibili fatti accadutigli nell’estate caliente del’21. Lui allora era Superpresidente Megagalattico della Biennale dello Spazio. Un ente inutile creato in Laguna nientemeno che dal Re d’Italia in un momento di sconforto, tra la ritirata di Caporetto e D’Annunzio incocainato a Fiume. Un plotone di robot alieni, capeggiati dal demente Robotxol, seguendo beninteso alla lettera tutti quanti gli innumerevoli decreti anti-covid del ministro Esa-Speranza, e dopo un bel po’ di spritz trincati a Torcello con gli osti Tinta e Tinto alla Locanda Cipriani, s’impadronì nottetempo a San Marco degli Uffici Stampa, Ospitalità, Sbigliettatura, Sbordellamento e Demenxiapura della LXXVIII Mostra del Cinema. Diagnosi secondo Àlex de la Iglesia: Veneciafrenia ».

Lello: «Lo girerai in chiave di commedia dell’assurdo, tipo L’udienza ?».

Ferreri : «Piuttosto una Grande abbuffata al LSD. Paolo interpreterà un robot perverso quanto esilarante. Spietatissimo contro gli umani in generale, e in particolare contro i cosiddetti “accreditati alla Mostra”. Quei poveri fessacchiotti che gli han versato on line un obolo di 60 € con l’illusiò di godersi qualche bel filmetto di Sorrentí, Larraí, Tornató, tre o quattro days before scaricarseli gratis da internet. Rimasero tutti in braghe de tela! Villaggio se fa n’abbuffata gigantesca di abbonamenti inservibili, press pass disabilitati e ticket di non-accesso alle proiezioni, tuffandocisi dentro beato come Paperòn de Paperoni».

         Lello: « Happy end oblige Marco, sennò Dino te mena !?».

Ferreri: «Non lo so. Forse lo girerò a Parigi, scavando nuovamente il gran canyon sotto les Halles che avevo usato per Non toccare la donna bianca. Più probabilmente girerò dal vero, al Lido di Venezia, il finalone neorealista che m’ha suggerito un teenager triestino, Lorentz Codellich. Si vedranno i tre compari, cioè i veri Robotxol/Villaggio, Cicutto e Barbera, in fuga disperata su una gondoeta. Dall’alto del cielo piomba su di loro, e sul vero Palazzo del Cinema, un vero missile nucleare. Lo cavalco io, vestito da true cowboy. BOOOOOOOOOOOOOOOM !!! ».

Lello: «Ti costerà una valanga di miliardi! Kubrick aveva usato effetti speciali per un happy end simile».

Ferreri: «Lui era un genio! Io un buzzurrone ahò. Faccio quel che posso pè vvendicà stò cacchio d’umanità!».

#nonpuòpioverepersempre

di Marco Fortunato

In un momento di emergenza nel quale a tutti è chiesto un grande senso di responsabilità, anche Cinemazero deve fare la propria parte. Non è stato facile vedere le nostre sale chiuse e sapere che fino al 3 aprile i cinema di tutta Italia saranno costrette ad un riposo forzato privando la comunità di presidi culturali e sociali. Ma la scelta giusta, l’unica possibile in questo momento, e per questo la accettiamo e sosteniamo per il bene di tutti e
per poterci ritrovare, il più presto possibile, per rivivere insieme la magia del cinema.
Noi non ci fermiamo!” è stata la frase condivisa con i colleghi all’inizio della quarantena, nella consapevolezza delle necessità di testimoniare l’importanza di seguire le norme di sicurezza (anche se queste, per un pò, limiteranno la nostra socialità) ma con la voglia di lanciare un messaggio di speranza e di vicinanza ai nostri affezionati spettatori e a tutti gli
amanti di cinema. Perché, dopotutto, “non può piovere per sempre!”
Per questo abbiamo deciso di lanciare la campagna #lungavitaalcinema, chiamando a raccolta tutti gli amici, attori, registi, critici, produttori, maestranze del cinema che negli anni hanno calcato il palco di Cinemazero a cui abbiamo chiesto di condividere – con un breve videomessaggio (girato rigorosamente da casa) – un inno di speranza con l’obiettivo di rivederci il più presto possibile in sala.
Hanno aderito in tantissimi, tra cui Luca Bigazzi, direttore della fotografia di Sorrentino, Premio Oscar con La Grande Bellezza, i registi Mario Martone, Francesco Bruni e Andrea Segre… e molti altri che è impossibile citare.
È stata, ed è ancora oggi, un’esperienza bellissima, che ci ha fatto riscoprire, per l’ennesima volta, l’incredibile affetto che circonda Cinemazero. Un’occasione per certi versi unica, favorita anche dall’astinenza forzata della quotidianità, per riallacciare rapporti, perdersi in lunghe telefonate (o chat) che sono andate ben al di là del motivo dell’appello lanciato in origine. E ricavarne una grande lezione, quella dell’entusiasmo e della voglia di non arrendersi. Perché #nonpuòpioverepersempre (anche se siamo in FVG!) e domani
è un altro giorno!

“Con assoluta determinazione”

Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …

                                                                 sentieri di cinema!

Di Andrea Crozzoli

Da tempo immemore la destra in Italia ha una palese carenza di intellettuali d’area.

Situazione che permette, ad esempio, al buon Sgarbi, nonostante gli eccessi e i turpiloqui, di rimanere al suo posto, sotto l’ala del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Situazione di carenza che riemerge anche in questo frangente in cui devono, “con assoluta determinazione”, occupare tutti i posti disponibili. A prescindere.

Ecco, quindi, che per nominare il nuovo direttore del Torino Film Festival (nomina dal 2024 in quanto questa edizione 2023 viene conclusa da Steve Della Casa), il Comitato di Gestione del Museo del Cinema di Torino redige un bando che prevede un solo anno di contratto e nemmeno la certezza assoluta dell’assegnazione effettiva dopo la scelta. Questo per renderlo non certo appetibile ai grandi nomi del girone festivaliero. In più il buon Ministro Sangiuliano, protagonista, suo malgrado, di infiniti meme ironici sui social, si prodiga per sostenere la candidatura di Giulio Base (classe 1964, laureato in Lettere Moderne e Teologia) gradito anche a Giorgia Meloni. Sponsorship di assoluto peso, quella Ministro, che ha immediatamente portato Base al soglio di direttore del Torino Film Festival 2024. Un festival, quello torinese, secondo per importanza solo alla Mostra del Cinema di Venezia, che ha avuto nella sua lunga e gloriosa storia direttori come Gianni Rondolino, Alberto Barbera, Nanni Moretti, Paolo Virzì, Gianni Amelio etc.. Quindi una poltrona appetibile per l’attuale governo.

Dopo la fumata bianca uscita dal conclave del Comitato di Gestione, lo stesso ha diffuso subito un comunicato nel quale si dichiara: «Il presidente Enzo Ghigo ci tiene ad affermare con assoluta determinazione che questa scelta è avvenuta esclusivamente valutando i meriti del candidato e non è stata in alcun modo condizionata da valutazioni esterne.».

Excusatio non petita, accusatio manifesta direbbero i più colti, oppure prosaicamente la prima gallina che canta ha fatto l’uovo per commentare questa, non necessaria, preventiva giustificazione: tutti sapevano già come sarebbe andata a finire.

Ma con “assoluta determinazione” si dichiara che non è stata la forte sponda della politica romana a sospingerlo ma i meriti. Meriti che vanno dall’aver diretto come regista 29 film fra cui Poliziotti (1995), Il pretore (2014), Il banchiere anarchico (2018), oltre a varie regie per il piccolo schermo come Padre Pio.Tra cielo e terra (2000), Maria Goretti (2003) 47 episodi di Don Matteo, etc.. Ulteriore illuminante dettaglio, sempre in odor di incenso: la società di produzione di sua moglie, Tiziana Rocca, si chiama Agnus Dei. È stato anche attore Giulio Base, il ruolo per cui è ricordato è la sua comparsa in Caro Diario (1993) di e con Nanni Moretti. Una piccola, fugace apparizione la sua in una scena cult. Base è a bordo di un’auto, fermo al semaforo, Nanni Moretti gli rivolge il famoso monologo “Io credo nellepersone, però non credonella maggioranza dellepersone: mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza.”. Un momento indimenticabile del film che Base, con sguardo stralunato, chiude con un “vabbé!”.

I malpensanti sussurrano che Giulio Base non ha nel suo curriculum né significative pubblicazioni a tema cinematografico, né specifiche esperienze nell’organizzazione di festival, ovvero due dei quattro requisiti espressamente richiesti dal bando per il ruolo di direttore. Ma «l’assoluta determinazione» del presidente Ghigo sgombra il campo ad ogni dubbio. Eppure a noi sembra che organizzare un festival di ampio respiro e di prestigio come quello di Torino richiede, più che l’aiuto del buon Dio, una specifica esperienza nel settore. A Rotterdam, ad esempio, la nuova direttrice Vanja Kaludjercic è esperta di mercato della coproduzione internazionale e responsabile delle acquisizioni per Mubi, una manager della cultura con vasta esperienza organizzativa, preparata e in grado di tessere rapporti transnazionali.

Tutta la vicenda torinese appare, a prima vista, come l’ennesima conferma che in Italia i bandi sono farlocchi e le nomine decise da chi sta al potere. «Propongo di ritirare gli artigli e di essere giudicato per il lavoro che farò!» ha dichiarato ecumenicamente Giulio Base, nel tentativo di stemperare il vento della polemica sempre pronto a soffiare. Ed è quello che faremo, senza pregiudiziali ma anche senza sconti.

La grande abbuffata

di Lorenzo Codelli

Innumerevoli cineteche internazionali hanno reagito al periodo di chiusura forzata immettendo sui rispettivi siti on line tesori d’ogni epoca, genere, lunghezza. Una profusione così abbondante da rendere sovrumano qualsiasi censimento. Limitiamoci ad un piccolo florilegio ad libitum.

La Filmoteca UNAM di Città del Messico propone classici restaurati appartenenti al periodo d’oro del cinema messicano accompagnandoli con interviste e retroscena. Ad esempio La otra (1946) di Roberto Gavaldón, un capolavoro noir degno di Hitchcock. El poder en la mirada (2018) di José Ramón Mikelajáuregui, l’epopea della rivoluzione messicana tramite immagini d’epoca. «Fantasías y pandemia», una rassegna di fantahorror premonitori.

La Fondazione Cineteca Italiana di Milano offre il secondo film diretto da Riccardo Freda, 6×8/48 alias Tutta la città canta, una farsa canora con Nino Taranto iniziata nel 1943 e portata a termine nel 1945. Milano ’83, il personalissimo pamphlet di Ermanno Olmi. Amor pedestre (1918) di Marcel Fabre, un esperimento esilarante. Femmine folli (Foolish Wives, 1921), del genialissimo autore e divo Erich von Stroheim…

Il Maysles Documentary Center di Harlem, New York, un’istituzione attivissima creata nel 2005 dal leggendario documentarista Albert Maysles, ha in cartellone una miriade di reportages in collaborazione con festival, siti specializzati e autori impegnati nel sociale. Le opere giovanili di Pawel Pawlikowski, i non-fiction di Penny Lane, la première di Stalking Chernobyl: Exploration After Apocalypse (2020) di Iara Lee…

La Filmoteca de Catalunya di Barcellona regala la personale di Pere Portabella realizzata in stretta collaborazione con il novantunenne regista e esponente politico catalano. L’avanguardista autore di opere acclamate quali Cuadecuc, vampir (1971), con Christopher Lee, Nocturno 29 (1968), Die Stille vor Bach (2007)…

La Cinémathèque Française di Parigi ha creato il sottosito «Henri» – in omaggio al fondatore Henri Langlois – per esporre incunaboli di Abel Gance, René Clair, Paul Nadar, Henri Georges Clouzot, Raoul Ruiz. Gioielli dello studio Albatros, rifugio parigino degli esuli russi capitanati dal grande Ivan Mosjoukine. I godardofili non perderanno due backstage di Jacques Rozier dal set de Il disprezzo, interpretato dagli immortali BB e Michel Piccoli…

La Cineteca di Bologna, in attesa di varare la 34 edizione del Cinema Ritrovato, anticipa prelibati «fuori sala». Pathé a colori, Chaplin esordiente, reportages di Luca Comerio e Giovanni Vitrotti, corti di Marcello Baldi e Raffaele Andreassi. Una perla rara: Guida per camminare all’ombra (1954) di Renzo Renzi, l’illustre storico del cinema e fellinologo della prima ora…

Il National Film Institute di Budapest raccoglie in bell’ordine un battaglione di mirabili capolavori diretti da maestri magiari quali István Szabó (Il colonnello Redl, 1984), Zóltan Fábri (Venti ore, 1965), il pioniere Sándor (Alexander) Korda, István Gaál, Miklós Jancsó, Sándor Sára, Pál Gábor (Angi Vera, 1978), Károly Mákk, Péter Bacsó, oltre a cartoni animati, cicli monografici…

La Cineteca del Friuli di Gemona, Cinemazero di Pordenone e il Visionario di Udine propongono su «AdessoCinema» una serie di documentari realizzati o conservati sul nostro territorio in varie epoche e restaurati dall’Archivio Film del FVG. Gloria: apoteosi del soldato ignoto (1921) della Federazione Cinematografica Italiana, Grappoli d’oro (1957) di Elio Ciol e Riccardo Castellani, Dongje il fogolar (1962) di Giorgio Trentin, FMM: Fellini, Mastroianni, Masina (1985), un inedito di Gideon Bachmann dalla collezione di Cinemazero, Prime di sere (1993) di Lauro Pittini, La città di Angiolina (2010) di Gloria De Antoni e Oreste De Fornari…