6 vetrine incontrano l’autore
Il movimento inesauribile (al prisma d’artisti manca solo il pubblico)
Di Riccardo Costantini
I film a Cinemazero non vivono mai soli. Intorno a loro, il pubblico si muove da 42 anni con continuità, armonicamente, dialogicamente. Il lavoro che Cinemazero fa è volto a nobilitare ogni ruolo della filiera cinematografica, e in particolare quello dello spettatore, affinché sia protagonista, parte attiva di un percorso culturale che vuole riconoscere al cinema le sue caratteristiche specifiche, la sua qualità culturale, artistica, artigianale, di contenuto e di ricaduta sociale. Cinemazero, da molto tempo, è la casa del cinema di Pordenone. Ci fece arrossire, alcuni anni or sono, il regista Roberto Andò quando disse che Cinemazero è “uno dei pochi luoghi d’Italia dove si contempla la civiltà dell’audiovisivo”. Non esiste civiltà senza essere umano. Viva, presente, reale, è fatta principalmente di persone, quelle che si vedono meno quando lo schermo è illuminato, ma che pur stando dall’altro lato dello spettacolo ne costituiscono l’essenza. Non ci avevamo mai riflettuto così tanto come ora. Nella sua storia Cinemazero non aveva infatti mai vissuto un periodo simile: due chiusure imposte dalle normative anti Covid 19, al fine di limitare non tanto i contagi diretti (le sale sono e saranno sempre molto sicure) ma la socialità – e i conseguenti possibili contatti – fra molte persone.
Dal 4 marzo al 10 giugno 2020, dal 31 ottobre 2020 a oggi (15 gennaio 2021… e chissà fino a quando), le nostre 4 sale di Pordenone, i cinema gestiti direttamente o indirettamente (Nuovo Cinema Don Bosco a Pordenone, CinemaCity a Lignano, Teatro Cinema Zancanaro a Sacile… oltre al circuito regionale di Visioni d’insieme e tutte le iniziative in altri luoghi, teatri, auditorium etc.) sono rimasti forzatamente chiusi. Schermi spenti, varie decine di migliaia di spettatori mancanti, centinaia di poltrone vuote, la sparizione dell’usuale “brusio” all’ingresso e all’uscita, in atrio, nei luoghi d’incontro, nei nostri festival, il silenzio delle voci nei nostri dibattiti… Così, quello che è più mancato è stato proprio quel movimento inesauribile, che porta contatto diretto, costante, divertito, partecipe, a volte critico, accorato o accalorato, con il pubblico. Quel pubblico che, con i riti tipici delle sale cinematografiche, degli appuntamenti culturali costanti, era abituato a formare piccoli capannelli fuori dalle sale il giovedì – giorno di “ingresso” dei nuovi titoli della settimana – per scoprire dalle locandine, dalle bacheche, che cosa avrebbe potuto vedere. Le “luminose” per qualcuno, chiamate anche “vetrine” da altri, “plance” dai più tecnici – con le variabili di vocabolario che amiamo, perché ricordano la diversità del pubblico che tanto ci appassiona e motiva – sono rimaste vuote, silenti come i nostri luoghi.
Ecco allora che quando Matteo Attruia e Giovanni De Roia, artisti ma anche fidi spettatori appassionati, che le avevano a lungo osservate dolorosamente vuote, ci hanno contattato per proporci di ripopolarle con un’idea complessiva originale e con singoli contributi di qualità, abbiamo aderito con entusiasmo: da una parte, la voglia di interrompere quel “digiuno” di film, in un modo o nell’altro, foss’anche con la provocazione di locandine non cinematografiche, dall’altra la predisposizione storica, che vorremmo fosse sempre più una costante, di Cinemazero ad aprirsi alla contaminazione, alla sperimentazione, offrendosi anche all’arte contemporanea. Vedere le persone fermarsi di nuovo a curiosare, a sostare dopo un passaggio magari veloce in auto, a interrompere la pedalata per domandarsi “cosa stia per arrivare” o “cosa ci sia in cartellone” ha riacceso – seppur metaforicamente – la luce sulle nostre sale. L’ha riaccesa come pensiamo sempre sia giusto fare, illuminando ciò che merita maggiore attenzione: il bello, l’utile, il discutibile (nel senso proprio del termine).
Storie, poltrone, immagini imprevedibili, pixel, luci e rifrazioni, analogiche e digitali: scomposti nel “prisma a sei artisti” curato da Matteo Attruia ci sono quasi tutti i colori dell’arcobaleno di Cinemazero – che forse non a caso vigila l’ingresso delle sale –, collocato a giugno 2020, segno universale di speranza e allegria, convinti che avrebbe abbracciato tutti per un periodo lungo, senza immaginare una nuova chiusura che si è poi verificata.
Manca un artista, manca un colore, che è anche calore: il pubblico. Lo aspettiamo, è per lui che lavoriamo, e grazie a lui che esistiamo. L’arte ce lo ricorda, strizzando l’occhio a chi è di passaggio, gettando speranza, ironia… il cuore oltre l’ostacolo. La più piccola galleria d’arte a cielo aperto? A Pordenone, a Cinemazero. Che speriamo sempre sia per tutti se non “il cinema più grande della vita”, come recitava la pubblicità che promuoveva il formato enorme del Cinemascope, ma – molto ambiziosamente, perché no? – il cinema della sua vita.