Pasolini e l’arte contemporanea: Daniele Puppi e Michele Spanghero, due nuovi installazioni dagli archivi di Cinemazero
di Riccardo Costantini
Settembre si apre con due installazioni di assoluta importanza realizzate da artisti del nostro territorio, a partire dal patrimonio pasoliniano di Cinemazero, nell’anno del centenario della nascita del poeta/regista: Daniele Puppi e Michele Spanghero si sono infatti confrontati a lungo con la ricchezza dei materiali che Cinemazero custodisce, soprattutto frutto delle collezioni, delle attività, dell’amicizia con Pasolini di Gideon Bachmann e Deborah Beer.
Daniele Puppi inaugurerà il 3 settembre la sua installazione “Infrasub” alla Fondazione Furlan a Pordenone, con l’anticipazione di un incontro con Bruno Di Marino (storico della visione) la sera prima a Cinemazero e la proposta di quattro suoi lavori nelle sale di Cinemazero. Il cinema verrà “occupato” dalla provocatoria arte visiva di Puppi: da sempre il suo lavoro è figlio della visione, intensa, viscerale, passionale, qualitativa, eccessiva, “più grande della vita”, come è quella del cinema. Nella sua formazione – artista nato e vissuto a lungo a Cordenons (PN), dove ha fatto ritorno da poco – il “godere” della visione coincide proprio con l’attività e gli spettacoli, i film, proiettati sul grande schermo di Cinemazero. Nei suoi racconti un posto del cuore per sogni, commistioni, sperimentazioni, lo ha il festival Le giornate del cinema muto. Ospitarlo nelle sale di Cinemazero significa oggi dunque più cose: poter riaccogliere un artista nel suo territorio e celebrare la sua consolidata carriera in uno dei luoghi chiave per l’esercizio del vedere; poi, approfondire in un’occasione di incontro unica la sua poetica e la sua formazione visuale, la sua attività attuale passata e i progetti per il futuro; un modo anche per comprendere nelle parole, nelle opere di uno dei videoartisti italiani più importanti, dove va questa forma di espressione fondamentale per l’oggi che spesso – nonostante, appunto, la sua importanza – non trova gli spazi e i luoghi adeguati per essere valorizzata. A concludere l’operazione ecco che l’occasione di meravigliarsi, leggere la costante ironia, spaventarsi, stupirsi, arrabbiarsi, di fronte alla potenza visiva dei lavori di Daniele Puppi – che spingeranno i proiettori di Cinemazero al limite – sarà anche il modo di riappropriarsi del concetto di limite dello schermo, della necessità del superarlo e della bellezza senza tempo di immergersi nella forza senza eguali della “macchina immagine”.
Michele Spanghero invece inaugura il 7 settembre nella prestigiosa sede della Cinémathèque Québécoise, a Montreal, grazie alla produzione voluta dall’Istituto Italiano di Cultura e dal suo direttore Sandro Cappelli, un’installazione sonora di particolare forza, basata su un megafono “negato” (che funziona al contrario, con lo spettatore chiamato ad ascoltare dal cono di ingresso del suono) intitolata Apri gli occhi! / Open Your Eyes! : Pasolini Out Loud.
Il lavoro di Michele Spanghero si muove da sempre fra suono, musica, voce, intesa anche come frequenza profonda di cose, anime, luoghi, persone e spazi che li circondando, che con essi dialogano, quasi avessero vita propria. Qui si confronta con le lunghe conversazioni di Gideon Bachmann con Pasolini (conservate da Cinemazero) estrapolando dalla mole di nastri che ha meticolosamente ascoltato una singola frase, icastica, tratta da una registrazione dal backstage di un film tremendo, perfetto, attuale e quanto mai tormentato per destino: Salò o le 120 giornate di Sodoma. Isola un violento “Apri gli occhi!”, grido quasi disperato dello stesso Pasolini, che metaforicamente ci invita a “sentire” di nuovo, meglio, più in profondità, con maggiore convinzione la voce dell’autore. Troppo spesso le sue parole sono state etichettate come profetiche, piene di futuro, talvolta ciniche. In un anniversario così importante e celebrato in tutto il mondo è un modo anche per dire che c’è la necessità di ritornare all’opera, di riascoltare i poeti, risentirli più e più volte a far risuonare dentro di noi i versi, com’è anche della comprensione profonda della musica, del pensiero, della percezione più piena degli spazi e della loro relazione con l’essere umano. Il lavoro si colloca all’interno dei locali della Cinémathèque Québécoise, a Montreal, dove Pasolini fu presente più volte (una volta fisicamente per presentare Uccellaci e Ucellini, assieme a Ninetto Davoli nel 1966, poi coi suoi film…e proprio Salò fu duramente rifiutato). Due quinte di ritratti (tratti dagli archivi della Cinémathèque Québécoise e da quelli di Cinemazero), ci ricordano proprio la prima è più ben accolta visita di Pasolini e della sua opera a Montreal, ci parlano degli anni in cui la forza della sua parola era forse più compresa, seppur sempre ammantata di polemica.