Caligula a CannesClassics2023: “irresistibile mix di arte e genitali”!
______________________________________________________
Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema!
di Andrea Crozzoli
«Con il cinema si parla di tutto, si arriva a tutto.» parola di Jean-Luc Godard, genio totale del cinema a cui il Festival di Cannes 2023 dedica un ampio omaggio all’interno della sezione CannesClassics.
Quale più efficace sintesi per definire questa sezione che, accanto ad un restaurato Hitchcock d’annata o un Ozu del 1947, presenta anche il discusso, travagliato e conteso Caligula – The Ultimate Cut (1979, Usa/Italia) restaurato dalla Penthouse Films International con la supervisione di Thomas Negovan partendo dal negativo e audio originale.
Ad accompagnare il film a Cannes ci sarà una delle protagoniste: Helen Mirren che, come ebbe a dichiarare a suo tempo, considera l’opera un “irresistibile mix di arte e genitali”.
Nelle comunicazioni ufficiali del Festival di Cannes è però scomparso il nome del regista: Tinto Brass che conquistò la regia grazie al grande successo di Salon Kitty che, nella prima metà degli Anni Settanta, si inseriva sull’onda, analogamente al viscontiano La caduta degli Dei e Salò e le 120 giornate di Sodoma di Pasolini, del dualismo “sesso e potere” in salsa nazista.
Sarà proprio Franco Rossellini, produttore di svariati film di Pasolini, a pensare a Tinto Brass, “bieco cineasta e simpatico porcone”, per Io, Caligola sceneggiato da Gore Vidal per farne una serie televisiva sotto la direzione di Roberto Rossellini. Il progetto prese però ben altra direzione e ai primi contrasti con Brass Vidal abbandonò il set e chiese di ritirare il suo nome.
Franco Rossellini, nipote di Roberto, coinvolse poi il produttore americano Bob Guccione, danaroso editore di Penthouse (il grande rivale di PlayBoy), che nelle sue intenzioni voleva puntare tutto su un erotismo più estremo. A tal fine arrivò a girare lui stesso delle scene pornografiche da inserire nel montaggio finale da cui Tinto Brass venne in seguito estromesso. L’unico vincitore di questa “singolar tenzone” fu, dunque, il potente produttore americano Guccione che manipolò a suo piacimento il film, una superproduzione per l’epoca, con un cast d’eccezione come Malcom McDowell (reduce da Arancia Meccanica) nel ruolo del folle Caligola, Peter O’Toole nei panni dell’imperatore Tiberio, Helen Mirren è Cesonia moglie di Caligola e Teresa Ann Savoy nel ruolo di Drusilla sorella di Caligola. Ruolo a suo tempo rifiutato da Maria Schneider (Ultimo tango a Parigi) per le troppe scene di sesso esplicito. E poi John Gielgud, Adriana Asti, Leopoldo Trieste, Paolo Bonacelli e tanti altri. Le scenografie furono affidate al premio Oscar Danilo Donati, che già aveva curato per Federico Fellini le scenografie della Roma imperiale in Satyricon, il quale mise in piedi una serie di interni che si muovevano come macchinari per infliggere piaceri e torture in un estremo erotico dove sfilano stupri etero e omosessuali, necrofilia, incesto, orge, sesso orale e penetrazioni.
Io, Caligola si erge tutt’oggi ad insuperato esempio di incontro tra il cinema cosiddetto “alto” e cinema “basso”, fra grandi attori che vogliono fare un film storico, un regista che non riesce a tenere a freno le pulsioni sessuali del produttore, con alla fine il risultato di un cineibrido schizofrenico, un unicum irripetibile nella storia del cinema mondiale.
Nella fase di post–produzione, dunque, il produttore Bob Guccione licenziò Tinto Brass e mise mano al montaggio aggiungendo delle scene esplicitamente pornografiche e dando il via ad una serie di cause giudiziarie incrociate.
In Italia l’altro produttore, Franco Rossellini, venne processato e condannato a quattro mesi di carcere e al pagamento di una salata multa, mentre Tinto Brass riuscì a cavarsela in quanto era stato espulso dal montaggio finale.
Dopo la denuncia e la confisca delle copie, con l’amnistia del 1981 Franco Rossellini ricucì una nuova versione della pellicola di 133 minuti.
Dopo tanti travagli della pellicola, sembra infatti che siano circolate ben sette versioni diverse del film in giro per il mondo, a Cannes vedremo quindi Caligula – The Ultimate Cut nella nuova apocrifa e definitiva versione di 173 minuti ovvero ben 40 minuti in più di quanto visto finora.
Anche se cancellato da Cannes l’eretico maestro Tinto Brass, 90 anni compiuti il 26 marzo scorso, rimane un combattente che, nonostante tutto, ha tracciato un solco indelebile nell’immaginario del cinema erotico! A colui che tanto si è speso per ricondurre la sceneggiatura di Gore Vidal all’interno dei suoi perimetri creativi, auguriamo ancora lunga vita!