FMK – INTERNATIONAL SHORT FILM FESTIVAL

Dal 26 al 28 luglio a Pordenone torna FMK, il festival internazionale del cortometraggio, a cura degli under33 di Cinemazero, giunto alla sua XIX edizione. Saranno tre giorni di eventi: proiezioni, laboratori, masterclass, incontri, concerti, e decine di ospiti dall’Italia e dall’estero. Le proiezioni, a ingresso libero, iniziano ogni sera alle 21:30 ai Giardini “Francesca Trombino” di via Brusafiera (in caso di pioggia a Cinemazero). 

Mercoledì 26 darà il via alle proiezioni il corto con regia di Laura Samani “L’estate è finita – Appunti su Furio”, un’opera che nasce dal progetto Memorie animate di una regione, del Sistema delle Mediateche del Friuli-Venezia Giulia. Intervengono la regista, in video, e, in presenza, Sergio Bachelet, autore delle musiche. La serata continua con un film scritto da un’intelligenza artificiale: “La parvenza delle onde” di Mateusz Miroslaw Lis, alla presenza del regista e dell’attore Niccolò Babbo. A seguire, il documentarista e docente di regia Francesco Montagner introduce il suo “Asteriòn”, cortometraggio in concorso anche a Locarno, mentre ad accompagnare la proiezione “Look Back Anouk” ci sarà la coppia di registi e artisti Irene Montini e Rocco Gurrieri. In chiusura di serata, l’artista e regista pordenonese Caterina Shanta, nella giuria di questa edizione di FMK, presenta il suo corto fuori concorso “Il cielo stellato”, progetto che esplora il rapporto tra l’essere umano, il soggetto dello sguardo e la sua dematerializzazione virtuale mediata dalle immagini. Fulcro della ricerca di Shanta è la festa della Madonna della Bruna di Matera. 

Ma, oltre alle proiezioni serali, il programma di FMK è denso di attività sin dal mattino. Mercoledì 26 il festival si apre con un’azione concreta per l’ambiente: la pulizia dei luoghi legati al cinema in città, in collaborazione con Legambiente e il gruppo RipuliAMO Pordenone. Il ritrovo è a Cinemazero alle 9:30 e l’attività è aperta a tutti. Nel frattempo, alle 10 in Mediateca in Palazzo Badini, i ragazzi dai 14 anni potranno partecipare a un laboratorio di recitazione guidato dall’attore Antonio Pauletta.  

Alle 14, in Sala Pasolini a Cinemazero, il regista Ivan Gergolet, monfalconese, presenta “L’uomo senza colpa”, film del 2022 dedicato alle vittime dell’amianto. La proiezione è riservata agli studenti. Alle 17:30 in Mediateca il musicista Sergio Bachelet illustra in una masterclass le nuove tecniche compositive della musica per il cinema, verso una convergenza tra il mondo “classico” e quello dell’elettronica. L’iscrizione ai laboratori, alle proiezioni delle 14 e alle masterclass è gratuita scrivendo a: didattica@cinemazero.it. 

E ancora, alle 19:30 presso l’Urban farmhouse, ogni sera ci sarà un concerto: mercoledì si esibirà il duo veneziano dei Tiger Flambé, costituito da Flavio Bevacqua (chitarra) e Carlo Zulianello (batteria).  

“Con assoluta determinazione”

Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …

                                                                 sentieri di cinema!

Di Andrea Crozzoli

Da tempo immemore la destra in Italia ha una palese carenza di intellettuali d’area.

Situazione che permette, ad esempio, al buon Sgarbi, nonostante gli eccessi e i turpiloqui, di rimanere al suo posto, sotto l’ala del Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

Situazione di carenza che riemerge anche in questo frangente in cui devono, “con assoluta determinazione”, occupare tutti i posti disponibili. A prescindere.

Ecco, quindi, che per nominare il nuovo direttore del Torino Film Festival (nomina dal 2024 in quanto questa edizione 2023 viene conclusa da Steve Della Casa), il Comitato di Gestione del Museo del Cinema di Torino redige un bando che prevede un solo anno di contratto e nemmeno la certezza assoluta dell’assegnazione effettiva dopo la scelta. Questo per renderlo non certo appetibile ai grandi nomi del girone festivaliero. In più il buon Ministro Sangiuliano, protagonista, suo malgrado, di infiniti meme ironici sui social, si prodiga per sostenere la candidatura di Giulio Base (classe 1964, laureato in Lettere Moderne e Teologia) gradito anche a Giorgia Meloni. Sponsorship di assoluto peso, quella Ministro, che ha immediatamente portato Base al soglio di direttore del Torino Film Festival 2024. Un festival, quello torinese, secondo per importanza solo alla Mostra del Cinema di Venezia, che ha avuto nella sua lunga e gloriosa storia direttori come Gianni Rondolino, Alberto Barbera, Nanni Moretti, Paolo Virzì, Gianni Amelio etc.. Quindi una poltrona appetibile per l’attuale governo.

Dopo la fumata bianca uscita dal conclave del Comitato di Gestione, lo stesso ha diffuso subito un comunicato nel quale si dichiara: «Il presidente Enzo Ghigo ci tiene ad affermare con assoluta determinazione che questa scelta è avvenuta esclusivamente valutando i meriti del candidato e non è stata in alcun modo condizionata da valutazioni esterne.».

Excusatio non petita, accusatio manifesta direbbero i più colti, oppure prosaicamente la prima gallina che canta ha fatto l’uovo per commentare questa, non necessaria, preventiva giustificazione: tutti sapevano già come sarebbe andata a finire.

Ma con “assoluta determinazione” si dichiara che non è stata la forte sponda della politica romana a sospingerlo ma i meriti. Meriti che vanno dall’aver diretto come regista 29 film fra cui Poliziotti (1995), Il pretore (2014), Il banchiere anarchico (2018), oltre a varie regie per il piccolo schermo come Padre Pio.Tra cielo e terra (2000), Maria Goretti (2003) 47 episodi di Don Matteo, etc.. Ulteriore illuminante dettaglio, sempre in odor di incenso: la società di produzione di sua moglie, Tiziana Rocca, si chiama Agnus Dei. È stato anche attore Giulio Base, il ruolo per cui è ricordato è la sua comparsa in Caro Diario (1993) di e con Nanni Moretti. Una piccola, fugace apparizione la sua in una scena cult. Base è a bordo di un’auto, fermo al semaforo, Nanni Moretti gli rivolge il famoso monologo “Io credo nellepersone, però non credonella maggioranza dellepersone: mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d’accordo con una minoranza.”. Un momento indimenticabile del film che Base, con sguardo stralunato, chiude con un “vabbé!”.

I malpensanti sussurrano che Giulio Base non ha nel suo curriculum né significative pubblicazioni a tema cinematografico, né specifiche esperienze nell’organizzazione di festival, ovvero due dei quattro requisiti espressamente richiesti dal bando per il ruolo di direttore. Ma «l’assoluta determinazione» del presidente Ghigo sgombra il campo ad ogni dubbio. Eppure a noi sembra che organizzare un festival di ampio respiro e di prestigio come quello di Torino richiede, più che l’aiuto del buon Dio, una specifica esperienza nel settore. A Rotterdam, ad esempio, la nuova direttrice Vanja Kaludjercic è esperta di mercato della coproduzione internazionale e responsabile delle acquisizioni per Mubi, una manager della cultura con vasta esperienza organizzativa, preparata e in grado di tessere rapporti transnazionali.

Tutta la vicenda torinese appare, a prima vista, come l’ennesima conferma che in Italia i bandi sono farlocchi e le nomine decise da chi sta al potere. «Propongo di ritirare gli artigli e di essere giudicato per il lavoro che farò!» ha dichiarato ecumenicamente Giulio Base, nel tentativo di stemperare il vento della polemica sempre pronto a soffiare. Ed è quello che faremo, senza pregiudiziali ma anche senza sconti.

ON STRIKE: e se il cinema si fermasse?

Di Marco Fortunato

Oltre quarant’anni fa, nel 1981, tra i tanti film a pagare le conseguenze del lungo sciopero degli sceneggiatori ci fu anche Blade Runner – come ha ricordato qualche giorno fa a Cinemazero Joanna Cassidy / Zhora – tanto che alcune delle scene originariamente previste non furono mai girate perché non erano, appunto, mai state sviluppate. Oggetto del contendere, all’epoca, l’adeguamento dei contratti i cui meccanismi di calcolo (gli sceneggiatori come altri professionisti del settore venivano pagati anche in percentuale all’incasso delle opere a cui avevano lavorato) non erano stati riparametrati a seguito dell’avvento delle Pay TV e dell’home video.

Non era la prima volta che la potentissima WGA (Writers Guild of America), il maggiore sindacato di categoria americano, metteva in campo un’azione forte a difesa dell’interesse dei suoi iscritti. Circa vent’anni prima, nel 1960, un’agitazione durata per quasi 22 settimane raccolse l’adesione anche di molti attori concludendosi con l’ottenimento di migliori diritti e pensioni per gli sceneggiatori. A farne le spese – metaforicamente man non solo – furono diversi studi cinematografici, tra i quali Paramount Pictures, Twentieth-Century Fox, Walt Disney Pictures e la Warner Brothers che si videro costretti ad accettare le richieste per evitare conseguenze peggiori dal punto di vista economico. Successivamente allo sciopero del 1981, ci furono due altre grandi proteste. La prima nel 1988, durò per ben 158 giorni – dal 7 marzo al 7 agosto 1988 – e permise agli associati (grazie anche ad un’adesione record di oltre il 96% degli iscritti) di ottenere, oltre a vantaggi economici, anche un maggior margine d’azione sulla scelta di attori e registi per alcuni progetti. L’altra, quella del 2007, vide incrociare le braccia ben 12.000 sceneggiatori cinematografici e televisivi, provocando una perdita economica stimata in 2,1 miliardi di dollari. Molte produzioni di serie tv si interruppero, dovendo dimezzare i propri episodi, come nel caso di Scrubs, passato dai diciotto episodi previsti a undici, la prima stagione di Breaking Bad, composta da sette episodi invece che tredici e anche Lost, la serie del momento, subì un ridimensionamento. Anche in questo caso gli scioperanti la ebbero vinta.

Questa lunga ma necessaria premessa per capire perché, tra gli addetti ai lavori, vi sia tanta preoccupazione per il nuovo sciopero iniziato un po’ in sordina alcune settimane fa in America ma che si sta progressivamente allargando a macchia d’olio con l’adesione, oltre che degli sceneggiatori, anche degli attori, con conseguenze potenzialmente drammatiche per l’intero settore: Deadpool 3, Giurato n.2 (l’ultimo film di Clint Eastwood), Beetlejuice 2 di Tim Burton, Mission Impossible: Dead Reckoning – Parte 2, Il gladiatore 2. L’elenco dei set cinematografici bloccati è lunghissimo e ogni giorno che passa rischia di allungarsi. Ma i primi a correre un serio pericolo sono i grandi festival cinematografici: quello di Venezia e di Toronto in particolare, dal momento che se all’agitazione si unissero anche i registi ciò potrebbe significare non aver alcun ospite per la promozione dei film. Uno scenario “apocalittico” che ha già spinto il direttore della kermesse in programma al Lido ad elaborare un programma alternativo, fatto di soli film europei. Ma è evidente che tutti, in una situazione come queta, stanno navigando a vista.

Tornando alle ragioni dello sciopero, mai come questa volta appaiono vaste e articolate (e per questo forse di più difficile risoluzione). Un tema è certamente quello del calcolo dei diritti d’autore. Sul banco degli imputati le piattaforme streaming accusate di mancanza di buonafede nella gestione dei rinnovi contrattuali e colpevoli di non fornire i dati necessari alla definizione dei compensi, in violazione delle norme europee sulla trasparenza. Ma non solo. Per la prima volta sul tavolo vi è il tema dell’intelligenza artificiale (IA) sul cui utilizzo nel produrre sceneggiature e personaggi con programmi come ChatGPT o Dall-E si chiedono specifiche garanzie e limitazioni. Nello specifico una delle richieste degli scioperanti è che venga inclusa nei contratti una clausola che stabilisca che ogni sceneggiatore riconosciuto nella produzione di una serie o in un film sia un “essere umano”, e che sceneggiature o altri materiali non possano essere scritti dalle IA, né che quelle già scritte vengano utilizzate per generare materiale di partenza o ‘addestrate’ usando il precedente lavoro degli sceneggiatori stessi.

I temi sono tanti e le decisioni, probabilmente, non più procrastinabili. Anche perché la Storia ci insegna che gli scioperanti fanno (giustamente) sul serio e il rischio è quello di non vedere un lieto fine.