Cinema e futuro
di Marco Fortunato
In Italia la chiusura delle sale, con il conseguente mancato incasso in mesi potenzialmente molto “buoni” per il cinema, è solo la punta dell’iceberg.
C’è il blocco dei set, dunque dei film in lavorazione, almeno una quarantina fino ad oggi senza contare le produzioni che avrebbero dovuto partire e ovviamente non partiranno.
Un pesante danno economico immediato per tutti i soggetti coinvolti (pensiamo ad attori, comparse, maestranze, ecc.) ma anche alle imprese dell’indotto che comprende agenzie di marketing, tipografie, trasportatori, ecc.
E poi c’è lo slittamento dei film già pronti che sarebbero dovuti uscire in queste settimane. Difficile fare una stima in questo caso. Si parla di almeno 70 titoli il cui destino è incerto e il cui futuro peserà anche sulla ripresa.
Alcuni presumibilmente verranno spostati (è il caso di Mulan della Disney o di Si vive una volta sola di Carlo Verdone), altri salteranno la sala per andare direttamente sulle piattaforme come ha annunciato NBCUniversal per The Hunt, Emma e L’uomo invisibile. Altri ancora vivranno per un periodo più o meno lungo in “pending”, in attesa di trovare una collocazione nel calendario cinematografico dell’anno con il rischio concreto di intasare lo stesso, replicando quella situazione – che già accade spesso in alcune settimane dell’anno – in cui escono moltissimi film (troppi), sovrapponendosi nelle sale e molto spesso impedendo anche agli spettatori più assidui di poterli apprezzare.
Che ne sarà, ad esempio di The French Dispatch di Wes Anderson e Tre piani di Nanni Moretti? Entrambi i titoli avrebbero dovuto essere in concorso a Cannes ma, dopo l’annuncio dello spostamento della kermesse, il loro futuro è incerto. E proprio il destino dei grandi festival è l’altra variabile da tenere in considerazione in questa analisi. Il
momento di grande incertezza potrebbe spingere alcuni titoli già pronti ad attendere ancora (anche se i cinema riaprissero) nella speranza di essere selezionati altrove. È il caso di Benedetta di Paul Verhoeven, Annette di Leos Carax o Memoria di Apichatpong Weerasethakul, opere firmate da maestri della settima arte ma che, a livello comunicativo, potrebbero avere grandi vantaggi da un passaggio (e magari un premio) in un grande festival internazionale.
Il che, riportando lo sguardo a casa nostra, potrebbe aprire scenari molto interessanti. Se la situazione dovesse rientrare entro l’estate ci sarebbero infatti i presupposti per un’edizione della Mostra del Cinema a Venezia come non si vedeva da molti, molti anni, con una sovrabbondanza di possibili capolavori.
Cosa fare, è la domanda che oggi tutti si pongono. Non è facile dirlo. Da una parte dovrà esserci ovviamente un’assunzione di responsabilità e l’impegno di tutta la filiera ad un muto soccorso per la salvaguardia degli equilibri del sistema. Dall’altra ci sarà bisogno del sostegno del pubblico, alla riapertura, per dare un segnale forte e magari ottenere quel prolungamento della stagione anche nella stagione estiva che potrebbe essere utilissimo per dare spazio in particolare al cinema d’autore da tempo grande assente dell’estate cinematografica.