A Rotterdam va in scena il cinema giovane del futuro
Dal 22 gennaio al 2 febbraio 2020 la 49ma edizione del IFFR
di Andrea Crozzoli
Rotterdam è, senza dubbio, una delle città più cosmopolite, grazie anche a quell’Erasmus che proprio in questa città nacque nel 1467 e diede poi il suo nome al progetto di mobilità fra studenti universitari dei vari paesi europei, ben conosciuto da tutti i giovani.
Giovani anche nati fuori dall’Olanda che, però, a Rotterdam rappresentano ben il 55% del totale sotto i 25 anni. Una città che investe da sempre molto sulle attività culturali, come l’ultimo nato: il nuovo grande museo della fotografia. Una città dove il salario medio è di 2.300 euro netti rispetto all’italica media di soli 1.500 euro. Una città che ha sviluppato un’intensa attivà architettonica per far fronte al distruttivo bombardamento della Luftwaffe nel 1940. Nel corso della seconda metà del secolo scorso, quindi, si è data una nuova skyline, ora anche sulla riva sud del fiume Maas. Il tutto collegato al centro “storico” attraverso l’elegante ponte Erasmusbrug. Una città riqualificata grazie all’intervento di architetti di fama mondiale come Piano, Foster, Bolles+Wilson, Koolhaas ed altri ancora. Tutto questo l’ha fatta diventare il secondo polo turistico olandese, dopo Amsterdam.
A questo importante risultato ha dato il suo non marginale contributo anche uno dei più grandi festival cinematografici e di pubblico al mondo, quell’International Film Festival che da quasi cinquant’anni si svolge ogni fine gennaio coinvolgendo quasi 330.000 presenze al cinema e 2.400 professionisti del settore. L’IFFR offre una varietà smisurata di film di finzione, documentari, cortometraggi, mostre, spettacoli, masterclass e colloqui, oltre a supportare attivamente i nuovi talenti cinematografici attraverso numerose iniziative come il mercato della coproduzione CineMart.
La 49a edizione si svolgerà da mercoledì 22 gennaio a domenica 2 febbraio 2020 ed è, praticamente, il primo grande festival cinematografico dell’anno al quale fanno seguito nel corso del tempo Berlino, Cannes, Locarno e Venezia.
Un festival, quello di Rotterdam, particolarmente rivolto ai giovani sia come utenza che come autori, con largo spazio per le opere prime e seconde, tanto che uno dei premi principali che la manifestazione assegna è il Bright Futur (Futuro Radioso) sotto l’effige della tigre, logo del festival. Logo che da il nome alla principale sezione del concorso, infatti Tiger è il premio e il fiore all’occhiello del festival per i nuovi cineasti venuti ad agitare le stagnanti acque del cinema mainstream. Nel 2020 la giuria sarà composta dal regista olandese-palestinese Hany Abu-Assad, dal direttore artistico della Vision du Réel Emilie Bujès, dal regista indonesiano Hafiz Rancajale, dal regista americano sudcoreano Kogonada e dal regista olandese Sacha Polak. Fra gli eventi dell’edizione 2020 da segnalare l’incontro/omaggio con un autore amico di Cinemazero dagli anni novanta del secolo scorso quando venne premiato al Festival Ambiente-Incontri di Sacile per Lo specchio di Diana: Yervant Gianikian, cineasta d’avanguardia nato a Merano nel 1942 da padre armeno (sopravvissuto al genocidio) e da madre metà austriaca e metà italiana. Sulle Dolomiti conobbe anche Angela Ricci Lucchi (1942-2018) che sarà sua compagna nell’arte e nella vita. Angela e Yervant diventeranno due imprescindibili figure di cercatori sottocutanei della Storia, due pionieri della resistenza, dell’immagine nei confronti dell’uomo. Iniziano negli anni settanta/ottanta un’operazione di sistematizzazione e estrapolazione analitica dei mezzi cinematografici che li condurrà a rifilmare gli stessi materiali filmici del passato, isolandone dettagli, colorandone, assorbendone le superfici, rallentando la velocità di scorrimento della pellicola e moltiplicando il numero di fotogrammi rifilmati. Dopo l’improvvisa morte di Angela Ricci Lucchi all’inizio del 2018, Yervant Gianikian ha girato I diari di Angela – Noi due cineasti, un lavoro di montaggio commovente in cui film e riprese video della loro vita, lavoro e viaggi si combinano con parole e disegni dei diari di Angela. Il capitolo secondo, naturale seguito de I diari di Angela, è l’opera che Gianikian presenterà nell’edizione 2020 del IFFR, dove fornisce un ulteriore racconto sui loro viaggi e incontri negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70. Ne esce un vivido ritratto sulla loro mission artistica, storica e politica e sulla cultura cinematografica alternativa. Yervant Gianikian si considera un artista con la missione del ricordo della violenza e, usando vecchio materiale, intende mostrare cosa accade oggi: «Solo guardando al passato possiamo scoprire oggi – ha affermato Gianikian – ideologie e comportamenti nascosti.». Dopo oltre 40 anni di collaborazione con Angela, ora che è rimasto solo dichiara di aver preso l’impegno di continuare la sua missione attraverso gli scritti e i disegni di Angela Riocci Lucchi, con la quale aveva ancora molti altri progetti. Ed alla quale ha giurato di portarli avanti.
Assieme al cinema di avanguardia di Gianikian il festival pone all’attenzione anche altri percorsi tematici come il queer asiatico: «Questi programmi tematici riuniscono opere che pongono domande sociopolitiche rilevanti e urgenti attraverso il cinema – ha dichiarato il direttore del festival Bero Beyeri – e sorprendono mettendo in luce nuove connessioni e stimolando nuovi modi di vedere.». Sotto la bandiera Sacred Beings (Esseri Sacri), curata da Darunee Terdtoontaveedej, saranno presentate esperienze di genere, esistite in Asia e altrove, molto prima dell’emergere della cultura LGBT in occidente. Sacred Beings esplorerà la cultura queer contemporanea riesaminando la questione di genere e le spiritualità nelle culture asiatiche. Cortometraggi, installazioni e spettacoli dal vivo collegheranno il passato, il presente e il possibile futuro della cultura queer asiatica. La questione della diversità e dell’accettazione di genere è attualmente in forte discussione in molti paesi asiatici, dove gli individui transgender e queer sono emarginati, stigmatizzati e non protetti dalla legge nella maggior parte dei paesi. Spesso, la cultura queer è vista come un’importazione occidentale e incompatibile con i valori asiatici; tuttavia, gran parte di queste stigmatizzazioni sono invece un residuo dell’eredità coloniale, per molti paesi asiatici. In alcune culture, le espressioni di genere e le prestazioni facevano parte di rituali e pratiche religiose, e gli individui transgender e intersessuali erano considerati sacri, poiché incarnavano identità maschili e femminili, rendendole più vicine a Dio. Esempi sono i sacerdoti bissu nella cultura Bugis in Sulawesi, gli hijra nell’Asia meridionale e il nat kadaw in Myanmar. Gran parte di queste pratiche furono poi messe fuorilegge dal colonialismo che le considerò pratiche pervertite. Con questo progetto l’IFFR mira a reimmaginare, riconciliare, ristabilire e rivendicare le cosiddette deviazioni di genere: il queer, l’androgino, il transgender, il senza sesso nelle culture asiatiche e non solo. Un’altro filone chiave dell’edizione 2020 sarà Synergetic ovvero “lavorare insieme è il futuro” dove viene evidenziato il potenziale dei collettivi che sfidano la narrativa tradizionale attraverso modi alternativi di lavorare e vedere la resltà. Un programma multidisciplinare che comprende, tra gli altri, un’installazione in collaborazione con Het Nieuwe Instituut. Un programma che riunisce opere di collettivi attraverso storie alternative e attraverso nuovi modi di lavorare e di vedere. I collettivi, quindi, come possibile futuro del cinema; futuro che si concentra sulla collaborazione, l’interdisciplinarietà e la creazione di piattaforme globali, creando terreno per sperimentare, aprendo lo spazio per altre prospettive. In particolare l’IFFR ha commissionato film a tre collettivi africani che saranno presentati in anteprima durante il festival.
Non mancherà anche The End Will Be Spectacular presentato da parte del Rojava Film Commune sfuggito dalla Siria dopo la recente occupazione turca.
Durante l’IFFR, con uno sguardo sempre rivolto al futuro, saranno ospitati seminari per giovani talenti, organizzati insieme alla Ghetto Film School (Los Angeles, New York e Londra), alla Netherlands Film Academy e alle comunità di Rotterdam, assieme a masterclass speciali, conferenze e spettacoli.
Una full immersion sul cinema giovane del futuro e non potrà, quindi, che essere un Bright Futur (Futuro Radioso).