“Brucia e illumina”…ma resta: Pordenone Docs Fest!
Si è chiuso Le voci dell’inchiesta 2021, con molte ricadute di lungo periodo
Non ci poteva essere conclusione migliore per la XIV edizione del Pordenone Docs Fest – Le Voci dell’Inchiesta: a Cinemazero il cineconcerto The face of god, music for Werner Herzog di Ernst Reijseger (compositore di numerose colonne sonore per diversi documentari diretti dal regista) & Cuncordu e Tenore de Orosei ha consentito ai musicisti di eseguire in anteprima assoluta e registrare le musiche del prossimo film del maestro Werner Herzog, intervenuto in video per ringraziare del Crédit Agricole FriulAdria GREEN Documentary Award che gli è stato conferito. Herzog nel suo intervento ha sottolineato la qualità del festival e del lavoro che costantemente a Cinemazero e a Pordenone si porta avanti, anche attraverso la valorizzazione della storia del cinema e degli archivi. Un riconoscimento importante per il lavoro del festival, che si aggiunge a quelli dei numerosi ospiti e spettatori che in 5 giorni hanno apprezzato 50 film, 1 film perduto e ritrovato (Il Carso di Franco Giraldi), il restauro di un film scomparso (Fascista! di Nico Naldini) e la sua distribuzione, 1 libro su Pasolini documentarista, 2 convegni nazionali su archivi e futuro del cinema, una giornata intera per i professionisti dell’audiovisivo, oltre 400 alberi piantati per la compensazione dell’impronta ecologica del festival… tutte azioni che costituiscono una ricaduta importante nel tempo.
L’Audience Award 2021 è andato a Be My Voice di Nahid Persson, che aveva emozionato la platea con la forza dirompente della sua protagonista: l’attivista iraniana Masih Alinejad. In un video immediatamente condiviso con tutti i suoi 7 milioni di follower, Masih ha espresso grande gioia per questo riconoscimento, che costituisce anche un importante supporto alla battaglia che lei e milioni di donne portano avanti, facendo così del pubblico di Pordenone un attore che aiuta concretamente a far conoscere il coraggio di queste donne che lottano contro l’imposizione del velo.
Be my voice ora “viaggerà” in Italia con il suo carico di contenuto sociale e battaglia civile, grazie a un distributore nazionale ottenuto proprio grazie all’attività del festival.
Questo conferma l’impostazione del lavoro di Pordenone Docs Fest, che insegue da sempre ricadute di lungo periodo, nel territorio e non solo, convinti che un festival non solo “bruci e illumini”, ma possa e debba avere un’azione nel tempo, sicuri che il modello di kermesse testimoniato in ogni dove (più vip, più glamour, più “rumore” mediatico, dimenticando spesso i film) sia foriero solo di tempi cupi per il Cinema, in quel caso paragonabile a una qualsiasi forma di consumo.
Continuando con i premi, lo Young Audience Award – scelto dalla giuria di giovani dello Young Club di Cinemazero e studenti accreditati da tutta Italia – ha voluto premiare invece Dear Future Children di Franz Böhm, dichiarando: «Si dice che i giovani non hanno voglia di fare nulla. Dear future children sfata questo falso mito portando sul grande schermo proprio tre storie di giovani attraverso tre tematiche simili, ma al contempo diverse. Abbiamo scelto di premiare questo documentario perché, Rayen, Hilda e Pepper, 3 donne attiviste, ragazze comuni che non vivono sotto l’occhio dei riflettori, ci mostrano uno sguardo altro su dei temi che conosciamo bene e a noi vicini. Storie che non solo ci fanno riflettere, ma che ci spronano ad agire, attraverso protagoniste che fanno della loro lotta una missione di vita». Infine la scelta della giuria – composta dai registi Davide Ferrario e Agostino Ferrente, dalla produttrice Erica Barbiani – che ha consegnato il Grand Jury Prize a Magaluf Ghost Town di Miguel Ángel Blanca con questa motivazione: «Viviamo un momento di transizione del movimento documentaristico internazionale. La grande richiesta di produzione documentaria è certo un bene, ma significa spesso, purtroppo, anche un appiattimento stilistico e di linguaggio a favore del “contenuto”. Come giuria, crediamo invece alla necessità di trovare sempre nuove forme per raccontare e mettere in discussione il reale. Per questo motivo, abbiamo apprezzato molto l’intera selezione del festival, che presentava titoli con grande valore testimoniale. – hanno dichiarato nelle motivazioni – Abbiamo scelto di assegnare il premio a Magaluf Ghost Town di Miguel Ángel Blanca per la capacità del film di raccontare un fatto sociale attraverso una forma ibrida tra osservazione e creazione drammaturgica. La località balneare di Magaluf, sull’isola di Maiorca, è diventata la meta di un colonialismo turistico-consumistico da parte di giovani britannici e mitteleuropei che intendono perdere sulle sue spiagge tutte le inibizioni maturate nei loro paesi d’origine. Miguel Angel Blanca oltrepassa abilmente le notizie mondane e contrappone, agli eccessi predatori dei turisti, la quotidianità di alcuni abitanti dell’isola. Con una regia rarefatta, inquietante, talvolta torbida, che non rinuncia mai all’ironia più o meno amara dei suoi personaggi, Miguel Angel Blanca sfida la narrazione della Magaluf attuale per mettere in scena una visione della Magaluf che – forse – verrà».