Intervista con Gianni Di Gregorio
Di Lorenzo Codelli
« L’idea di Lontano lontano me l’ha data
Matteo Garrone. Come sai aveva prodotto lui il mio primo film, Pranzo di ferragosto (2008). “Devi fare un film su un
pensionato povero che non ce la fa ed è costretto ad emigrare per avere delle
condizioni di vita migliori. Se non lo fai tu che sei uno specialista di
vecchietti chi lo fa?“. L’idea mi ha folgorato. Ci ho
lavorato moltissimo e ne è uscito un raccontino pubblicato da Sellerio
nell’antologia Storie
della città eterna. Poi sono andato avanti, un anno e
mezzo di scrittura della sceneggiatura. Verso la fine lo sceneggiatore Marco
Pettenello mi ha aiutato a chiuderla. Aveva lavorato con Carlo Mazzacurati, è un
veneto che si diverte moltissimo con la romanità. L’unico personaggio centrale
si è moltiplicato, sono diventati tre. Il primo è un “romano di
Roma”, uno dei rari popolani che abitano ancora nel centro storico. Ormai
sono andati via tutti, ci sono solo bed & breakfast! Anche nel mio palazzo
sono rimasto da solo, è diventato tutto un b&b! Quel personaggio,
interpretato da Giorgio Colangeli, ha la pensione minima, capisce di dover
andare all’estero. Cerca di convincere un amico d’infanzia, un ex professore,
l’unico borghese del terzetto. Un ex prof di latino e greco che neanche lui sta
molto bene con la pensione. Lo interpreto io. È pigro pure lui, gente mai
uscita dal proprio quartiere, dai bar. L’amico lo convince a partire, ma i due
non hanno la più pallida idea di dove andare. Vanno a cercare in periferia, a
Tor Tre Teste, un terzo personaggio, interpretato da Ennio Fantastichini.
Incontrano quel coetaneo per equivoco, è un ex frichettone, un rigattiere
restauratore di modernariato. Si arrangia andando la domenica a Porta Portese a
vendere le sue cose. Non ha neanche la
pensionema è entusiasta del viaggio. Diventa il capo della combriccola, è molto
energico. È purtroppo l’ultima interpretazione di Fantastichini. Un grande
attore, un grande uomo, dotato di un’umanità, di una profonda tensione morale.
Spumeggiante e leggero nella vita. Ha lasciato un vuoto pazzesco. Un professore
interpretato da Roberto Herlizka diventa il consulente del terzetto, perchè se
ne vorrebbe andare anche lui a causa d’una moglie opprimente che non lo fa
bere. Così li convince ad andare alle Azzorre per un sacco di motivi
meravigliosi. Mentre stavo divertendomi a scrivere di questi personaggi era il
periodo dei grandi naufragi di emigranti, il Mediterraneo era un inferno.
Questa cosa è entrata per forza di cose nella storia. Così è nato il personaggio
di Gabu interpretato da un vero emigrante, Salih Saadin Khalid. Lo abbiamo
trovato nel centro di Riace. Un ragazzo meraviglioso che adesso non sta più in
Italia. Sta andando in Canada grazie ai soldi ricevuti per il film. Questo
personaggio era un vero cittadino del mondo che per necessità deve andare Lontano lontano ».
« Il primo titolo del film era Cittadini del mondo, ma i
distributori mi hanno chiesto di cambiarlo. Lontano lontano è il sogno
un po’ di tutti. Ho scelto le Azzorre che appartengono al Portogallo perchè lì ci
sono le detrazioni fiscali migliori. I miei quattro film si svolgono perlopiù a
Trastevere, il mio quartiere, forse perchè anch’io non riesco realmente a
muovermi. Un fatto di radicamento profondo, di carattere. Anche da giovane ho
fatto viaggi minimi, non vedevo l’ora di tornare al baretto di Santa Maria in
Trastevere. È un po’ la culla. Ho il privilegio dove vengono tutti, da tutto il
mondo, entrano loro nel quartiere. Il problema è la antica pigrizia romana. Qui
posso parlare con chiunque, arriva chiunque. Inoltre qui ci sono ancora
brandelli di solidarietà, di umanità. Non ti senti solo anche se sei solo in
casa».
«Avevo fatto il militare in Friuli e mi è rimasto nel
cuore. Per alcuni il servizio di leva obbligatorio è stato un incubo, per me
invece una meraviglia. Sono finito vicino a San Daniele del Friuli, un posto
meraviglioso. Avevo 24 anni credo, e nelle ore libere, nellecdomeniche mi è piaciuto
molto visitare il Friuli. L’ho visto tutto con calma e me ne sono inbamorato.
La domenica me ne stavo seduto su quella terrazza panoramica di San Daniele,
una finestra sul mondo. Mangiando prosciutto e bevendo i migliori vini europei.
Si c’era anche un po’ di fatica, i carri armati eccetera, ma per me è stato una
specie di gioco. Era anni prima del terremoto. A Gemona sono stato in una
caserma talmente bella, un edificio del Settecento».
«Devo tantissimo a Matteo Garrone per avermi prodotto il
primo film. Pranzo
di ferragosto lo avevo proposto a tanti produttori ma
nessuno lo voleva fare. Si spaventavano: “È un film di vecchiette!“.
Matteo invece l’ha subito sposato e capito. Prodotto con 500.000 euri, ha
incassato nel mondo 11 milioni di dollari. Per i film successivi mi sono
rivolto ad Angelo Barbagallo, un vecchio amico. Angelo è un tipo passionale,
partecipa molto, ogni tanto litighiamo ma poi ci si mette sempre d’accordo».
«Già da un pezzo io mi sarei sottratto come attore nei
miei film. Mi sento più un regista anche se ho studiato recitazione. Fino a Lontano lontano,
prima Matteo e poi Angelo volevano che io ci fossi come attore. È faticosissimo,
è un doppio lavoro. Però, se serve al film, io mi metto a disposizione. Lontano lontano
è stato accolto benissimo dal pubblico al Torino Film Festival, una vera gioia!
Un calore simile ti dà la forza per proseguire nel tuo lavoro. Non mi succedeva
dai tempi del mio primo film, forse anche perchè gran parte del pubblico non ha
visto i miei due film successivi, Gianni e le donne (2011) e Buoni a nulla (2014)
».