Fellini e (o é) Venezia
Il rapporto meno noto fra il grande Federico e Venezia
Di Riccardo Costantini
La e del titolo potrebbe essere accentata. Sì, perché al di là del notissimo Casanova (storia totalmente veneziana, che Fellini girò – ovviamente – in piena finzione a Cinecittà), il regista riminese ebbe con la città lagunare un rapporto lungo, di amore profondo. Nei suoi film sono vari gli accenni – diretti o indiretti – che si fanno a Venezia, ma è la sua vita privata, e un progetto di film dedicato alla città che ci ricordano un rapporto speciale. Fellini amava visitare la città, da bambino e ragazzo (molte le foto familiari che lo testimoniano), ma in particolare d’adulto d’inverno, nelle giornate più fredde, sperando di incontrare la laguna ghiacciata. Amava, se ne aveva la possibilità, volare in elicottero su Venezia, coglierla nel suo aspetto più ampio, per poi scendere nelle calli e vagabondare nelle nebbie più fitte (che spesso caratterizzano i suoi lavori e le sue narrazioni oniriche). Non viveva un rapporto sempre felice con La mostra del cinema, che ovviamente gli diede giusti – ma non sempre puntuali – riconoscimenti. La cosa che colpisce di più però è l’esistenza di un trattamento – depositato nel settembre ’92 alla SIAE – dal titolo Venezia. Di questo film, uno dei vari che il regista non realizzò, si è sempre detto poco o nulla… Ovviamente, leggendolo, si scopre una Venezia inedita, fantastica, immaginata, come dalle dichiarazioni di Fellini: “Un film su Venezia […] è tanto tempo che me lo propongo: mi sembra che presenti delle seduzioni figurative, pittoriche, affascinanti, molto congeniali a un certo mio modo di intendere il cinema […], tasselli che come in un mosaico, separano, disintegrano il racconto, le situazioni, i personaggi, in una scomposizione molecolare continuamente minacciata da un’ulteriore frammentazione, e che pure riverbera nel suo insieme il miraggio di una unità, di una visione, di un panorama, e in questo caso di una città, che può apparire ancor più fibrillante perché riflessa nell’acqua e palpitante delle luci e dei riflessi”.
Promessa, leggenda, tentativo di convincere un produttore, sogno…cos’è questa Venezia felliniana?
In realtà il trattamento inserisce molti elementi concreti: sulla base di un racconto di Poe – coì dice Fellini – si viaggia nella Venezia nota, per arrivare a concentrarsi sul drammatico annegamento di un bambino di nobil stirpe. Poi, in un susseguirsi di notti veneziane, sulla base di un testo di Schiller, ci si ritrova in una disfida d’onore, con coinvolto un Principe alle prese con una serie di stranieri e proprio un veneziano, vicenda che finisce in un ambiente misterioso con una sorta di “inquisizione” a giudicare… Ma al di là dei riferimenti letterari, ecco il Fellini più proprio, l’ultimo, moderno e caustico verso la televisione: il re della TV (detto “Caliban”, ma all’anagrafe nel plot “Bernuscotti” [!]) possiede tutta la città, e il Canal Grande ora si chiama Canale 5. Ogni cosa della città si vota al commercio, ma l’acqua sale sempre più… Dal sottosuolo, fra i pali che sostengono i palazzi (l’eterna ossessione felliniana per le cose che stanno “al di sotto”, nascoste, ma che fanno funzionare il sistema), lo sterco si mescola alla marea e affoga tutto e tutti: così le Land Rover che si muovono accanto alle Gondole, il corteo di nani e ballerine di Caliban sparisce… è il 2075 e Venezia è la prima vittima illustre dell’effetto serra.
Dice ancora Fellini: il tema del film è “Venezia stessa, scelta come rappresentazione di una dimensione onirica, continuamente cangiante nelle luci e nei colori, espressione meravigliosamente materializzata di un sogno d’arte, di un panorama extra-umano, una città veramente magica, minacciata dalla cancellazione, dalla scomparsa […]; le luci, i colori, i suoni, la nebbia, il riverbero del sole, la neve, i palazzi, i riti, la laguna d’inverno, le isole… d’accordo, tutto bellissimo, tutto straordinario, tutto da raccontare, tutto spettacolo, tutto magia, fascino, fiaba, ma poi?” Ci resta il suo scritto, un viaggio meno noto rispetto all’altro film mai fatto (ma cominciato e fallimentare) del Mastorna. Ci resta il sogno – per antonomasia dimensione fellinana – di un film del grande Federico non visto.
(Un’ampia discussione sul progetto dedicato a Venezia di Fellini ha caratterizzato il dibattito a fine agosto 2020 in una serata tutta dedicata a Fellini presso il Centro Tedesco di Studi Veneziani a Palazzo Barbarigo della Terrazza, a Venezia sul Canal Grande. Il prestigioso istituto ha ospitato nell’occasione anche la proiezione nella splendida cornice storica di 8 ½ e molti materiali di Gideon Bachmann dagli archivi di Cinemazero).