Cinemazero sabato 11 settembre alla Mostra del Cinema di Venezia ha ricevuto il Premio Filmagogia edizione 2021, prestigioso riconoscimento voluto dall’omonima fondazione che va a confermare quello che è stato il suo costante impegno nel proporre nel difficile periodo della pandemia contenuti on-line – in particolare tutta l’attività del festival “Pordenone Docs Fest – Le voci dell’inchiesta”, coi suoi numerosi film in anteprima e approfondimenti – e il supporto dell’attività didattica e di formazione per studenti e docenti.
In rappresentanza di Cinemazero sono intervenuti alla tavola rotonda Audiovisual cares: film literacy come sostegno ai bisogni socio-educativi in tempo di pandemia e del post-pandemia Elena Chiara D’Incà – Responsabile Mediateca e attività didattiche, e Paolo Antonio D’Andrea – Formatore. Il dibattito di quest’anno si focalizzerà sul tema
Cinemazero intende rinnovare l’impegno e la disponibilità che gli sono stati riconosciuti anche per il prossimo anno scolastico 2021/2022, mettendo a disposizione tutte le proprie competenze tecniche, scientifiche e le professionalità, così come l’uso dei propri spazi per ampliare le occasioni di apprendimento culturale degli studenti dentro e fuori la scuola.
Un
impegno a supporto dell’attività di Docenti e Dirigenti scolastici che si
conferma anche con l’attivazione presso la sua Mediateca di uno sportello
informativo e di consulenza sugli strumenti e metodologie didattiche per
applicare in aula le potenzialità del linguaggio audiovisivo e dei nuovi media,
ed avere consulenza sul diritto d’autore a scuola (servizio in collaborazione
con AVI – Associazione Videoteche e Mediateche Italiane).
Un programma ricco, anzi
ricchissimo quello della 78ma edizione della Mostra d’Arte Cinematografica di
Venezia (1-11settembre) che in molti, tra pubblico e addetti ai lavori, sperano
sia di buon auspicio per la ripartenza dell’intero settore.
Almodovar, Sorrentino,
Villeneuve, Martone sono solo alcuni dei nomi attesi al Lido – e speriamo a
breve in sala – insieme al gotha degli autori d’essai e a non poche anteprime
di quei titoli più “commerciali”. Una tendenza, quella ad ospitare grandi
produzioni hollywoodiane, via via crescente negli ultimi anni e motivata dalla
voglia di allargare il pubblico festivaliero (con titoli più pop che offrono
sicuramente maggior chance di ritorno mediatico) e di guadagnare riconoscimento
internazionale nella corsa ai grandi premi, su tutti gli Oscar.
Ad aprire il festival Madres
paralelas, nuovo film di Pedro Almodóvar, storia di due donne agli
antipodi, che la vita ha scelto di far incontrare in una stanza di ospedale. Una
grande ritorno, quello del Premio Oscar spagnolo che proprio a Venezia ebbe la
sua consacrazione con Donne sull’orlo di una crisi di nervi e che promette di raccontare il suo universo
femminile in maniera inedita, con molti gesti e poche parole. Dal trailer,
privo di dialoghi, pare proprio che la promessa verrà mantenuta.
Pochi giorni dopo sarà la volta della
prima mondiale (fuori concorso) dell’attesissimo Dune di Denis
Villeneuve. Quasi tre ore di sci-fi tratto dal romanzo cult di Frank Herbert il
cui adattamento cinematografico era già stato tentato – senza successo – da
David Lynch, nel 1984, e, una decina d’anni prima, da Alejandro Jodorowsky.
Villeneuve, che ha già annunciato di essere al lavoro sul sequel del film (anzi
di aver messo la possibilità di realizzarlo come condizione stessa per
accettare di fare il primo film) ha colto l’occasione dell’imminente
presentazione per ribadire l’importanza della visione in sala, portando proprio
l’esempio della sua opera. “Francamente, guardare Dune in televisione
è come guidare un motoscafo nella tua vasca da bagno. È un film che è stato
realizzato come tributo all’esperienza del grande schermo. ”
Quasi in contemporanea al via
anche le proiezioni dei film italiani, ben 5 quelli in concorso, decisi a
giocare un ruolo da protagonisti nella corsa al Leone d’Oro.
Un numero davvero considerevole,
come ha sottolineato il diretto della Biennale Alberto Barbera in occasione
della conferenza stampa di presentazione del programma, precisando però come questa
“non sia una scelta nazionalistica ma fotografi un momento di grazia nel
quale cineasti affermati sembrano in grado di esprimersi al meglio delle loro
capacità, mentre altri si confermano punti di riferimento imprescindibili per
il cinema di oggi e di domani.”
Nella prima categoria rientrano
certamente Paolo Sorrentino e Mario Martone. Il regista e sceneggiatore Premio
Oscar torna nella “sua” Napoli con È stata la mano di Dio una storia
intima che mescola tragici fatti personali (la scomparsa di entrambi i genitori
a soli 16 anni) con il mito, dentro e fuori dal campo di Diego Armando Maradona
che per i partenopei è stato molto di più di un semplice calciatore. Nonostante
i dubbi di queste settimane il film, prodotto da Sorrentino stesso, uscirà in
contemporanea al cinema e su Netflix.
Sempre Napoli che fa da cornice
alla lunga e appassionata lettera d’amore al teatro e in particolare all’opera
di Eduardo Scarpetta, padre di Eduardo De Filippo, firmata dal maestro Mario
Martone che dirige Toni Servillo in Qui rido io.
Tra le file dei giovani che già
rappresentano un punto di riferimento del cinema made in Italy ci sono
sicuramente i fratelli D’Innocenzo che, dopo l’acclamato Favolacce (premiato
alla Berlinale), proseguono il loro percorso artistico insieme a Elio Germano,
protagonista di America Latina un thriller d’amore disincantato e
brutale.
Difficile invece definire con un
genere cinematografico Freaks Out, attesissima opera seconda di Gabriele
Mainetti che, dopo il folgorante esordio con Lo chiamavano Jeeg Robot –
film autoprodotto che fece incetta di premi – tenta il grande salto
cimentandosi con un kolossal (per le finanze italiane) da ben 15 milioni di
euro. Ambientato all’indomani dell’occupazione di Roma durante la Seconda
Guerra Mondiale FreaksOut vuole essere, nelle parole dello
stesso Mainetti “un racconto d’avventura, un romanzo di formazione e – non
ultima – una riflessione sulla diversità.”
Chiude la squadra italiana un
altro ritorno, dopo undici anni, quello di Michelangelo Frammartino che porta
in concorso Il buco. “Ci è voluto tantissimo per fare questa opera
che ricostruisce con grande rigore l’impresa di un gruppo di speleologi piemontesi”
ha dichiaratol’autore, parlando dell’opera come una vera e propria
sfida dal punto di vista cinematografico “Le grotte
costituiscono un fuori campo assoluto, anche perché la notte eterna che regna
al loro interno sembrerebbe quanto di più ostile alla macchina da presa.
Eppure, chi ama il cinema sa bene che il fuori campo, l’invisibile,
rappresentano la sua “sostanza” più profonda.”
Occhi puntanti anche su Spencer di Pablo Larraìn – con Kristen Stewart nei panni di Lady Diana, incentrato sul weekend natalizio dei primi anni ’90, durante il quale Lady Di decise di separarsi dal Principe Carlo – e sul ritorno di Paul Schrader con Il collezionista di carte che si muove negli ambienti del gioco d’azzardo. E per finire impossibile non citare un amico di Cinemazero e habitué del Lido, il documentarista e accademico Andrea Segre che sarà alla Mostra per il terzo anno consecutivo. Dopo Il pianeta in mare e Molecole, Segre sbarca alle Giornate degli Autori con Welcome Venice che racconta passato e presente della città tra vecchi mestieri e deriva commerciale. Un’analisi sul rapporto tra economia e vita che non vuole però essere un’operazione nostalgia perché, precisa, “il passato contiene anche molti dolori”. Il regista di Dolo presenterà anche un altro lavoro (il 31 agosto), Il cinema al tempo del Covid. “L’anno scorso la Biennale mi ha chiesto di documentare un’edizione forse unica, forse storica (ancora la domanda è aperta) della Mostra del Cinema” –racconta Segre – “Ero impegnato in un altro lavoro e avevo pochi giorni a disposizione, ma la sfida era bella e l’ho accettata. Ne è nato un piccolo diario filmato, non posso chiamarlo film, sono appunti in presa diretta di un pezzo inatteso della storia della Mostra e del cinema, sono semplicemente uomini e donne incontrate nel cuore della Mostra, che riflettono su quanto stanno e stiamo vivendo”.
Pronti, attenti… via! Ormai
siamo esperti di (ri)partenze ma quella di questi giorni, con la ripresa
dell’attività in sala, speriamo sia davvero l’ultima, quella definitiva.
Contro ogni scaramanzia lo diciamo apertamente, abbiamo voglia di tornare alla nostra, sana, abitudine cinematografica, fatta di proiezioni, incontri, festival e socialità. Abbiamo dimostrato, nei fatti, di essere disposti a molti sacrifici per ritornare a vivere quei luoghi di cultura e di socialità che sono le sale cinematografiche. Abbiamo dimostrato, con il successo delle attività estive, che stare insieme, in sicurezza, è possibile e che nessuna diretta streaming potrà mai sostituire il piacere di un’esperienza collettiva.
Dopo lunghi mesi di difficoltà questa volta le premesse sembrano essere quelle giuste anche dal punto di vista della distribuzione: se è vero che qualche titolo continua ad essere dirottato sulle piattaforme è altrettanto vero che i film di qualità attesi in sala nei prossimi mesi non mancano. Paolo Sorrentino, Andrea Segre, Nanni Moretti, Mario Martone, Gabriele Mainetti, solo per restare nel nostro Paese, sono solo alcuni degli autori che hanno girato in epoca Covid (o anche prima) e usciranno entro Natale.
Noi, ovviamente, abbiamo pensato
a voi e a come ripagare il grande affetto che ci avete dimostrato in questi
mesi. Per questo abbiamo elaborato quattro proposte, per entrare a pieno titolo
a far parte del progetto culturale di Cinemazero.
Per i primi due mesi (dal 1°
settembre al 31 ottobre) sarà infatti possibile sottoscrivere la vostra
CinemazeroCard usufruendo di speciali vantaggi. Biglietti gratuiti,
abbonamenti, le speciali borse LA VITA È UN FILM sono solo alcuni di essi. E
per chi aveva già la tessera ma e vuole rinnovarla? Cinemazero ha pensato anche
a voi e ci tiene a ringraziarvi del grande sostegno che ci avete dato: per
tutti coloro che rinnoveranno una tessera sottoscritta dopo il 1° gennaio 2020
infatti 2 mesi di validità li regaliamo estendendo la validità a 14 mesi dal
momento del rinnovo.
Attore o regista? Produttore o
Premio Oscar? Scoprite i dettagli su www.cinemazero.it
e scegliete il vostro modo di vivere con noi la vostra vita cinematografica da
protagonisti.
Noi vi aspettiamo e intanto
andiamo a prendere posto
Ansa ultim’ora. Paolo Villaggio e Marco Ferreri gireranno per la prima volta un film assieme. Ambedue hanno deciso, all’insaputa l’uno dall’altro, di chiedere al Ministero delle Nuvolette una «007 licenza di divertirsi post- covid»
Ancora top secret titolo e soggetto della pellicola.
Si sa solo che sarà interamente girata, tra il Natale e l’Epifania, al Lido di Venezia.
Grazie ai schèi della Malamocco Film Commission.
Creata tre giorni fa, sul proprio yacht, da Dino De Laurentiis.
Paolo Villaggio interpreterà Robotxol, una via di mezzo tra Fantozzi e il Dottor Stranamore.
“Boxol“ era l’appellativo del macchinario elefantiaco di prenotazione on line della Mostra del Cinema 2021, quello che prese definitivamente il potere al Lido.
Ferreri: «Ho sentito raccontare il mio attuale dirimpettaio, Alberto Barbera, manager culturale di prima grandeur, le cose da fantascienza che gli erano capitate nell’estate del ‘21».
Così rivela Ferreri intervistato da Lello Bersani sul Tg1, ridendosela sotto la barbetta incolta a raggiera.
Ferreri: «Ti ricordi Io, robot ? La raccolta di Isaac Asimov pubblicata da Arnoldo Mondadori nel lontano 1950. Io avevo 22 anni. L’emergente scrittore russo-americano così profetizzava:
« Quando la Terra è dominata da un padrone-macchina… »
«Quando i robot sono più umani dell’umanità….»
Lello: « Perchè vuoi fare un’altra storia di sf? Un floppone come Il seme dell’uomo non t’era bastato?»
Villaggio: « Pardon, boys. Il mio compagno di merende Roberto Cicutto mi ha riferito gli stessi, incredibili fatti accadutigli nell’estate caliente del’21. Lui allora era Superpresidente Megagalattico della Biennale dello Spazio. Un ente inutile creato in Laguna nientemeno che dal Re d’Italia in un momento di sconforto, tra la ritirata di Caporetto e D’Annunzio incocainato a Fiume. Un plotone di robot alieni, capeggiati dal demente Robotxol, seguendo beninteso alla lettera tutti quanti gli innumerevoli decreti anti-covid del ministro Esa-Speranza, e dopo un bel po’ di spritz trincati a Torcello con gli osti Tinta e Tinto alla Locanda Cipriani, s’impadronì nottetempo a San Marco degli Uffici Stampa, Ospitalità, Sbigliettatura, Sbordellamento e Demenxiapura della LXXVIII Mostra del Cinema. Diagnosi secondo Àlex de la Iglesia: Veneciafrenia ».
Lello: «Lo girerai in chiave di commedia dell’assurdo, tipo L’udienza ?».
Ferreri : «Piuttosto una Grande abbuffata al LSD. Paolo interpreterà un robot perverso quanto esilarante. Spietatissimo contro gli umani in generale, e in particolare contro i cosiddetti “accreditati alla Mostra”. Quei poveri fessacchiotti che gli han versato on line un obolo di 60 € con l’illusiò di godersi qualche bel filmetto di Sorrentí, Larraí, Tornató, tre o quattro days before scaricarseli gratis da internet. Rimasero tutti in braghe de tela! Villaggio se fa n’abbuffata gigantesca di abbonamenti inservibili, press pass disabilitati e ticket di non-accesso alle proiezioni, tuffandocisi dentro beato come Paperòn de Paperoni».
Lello: « Happy end oblige Marco, sennò Dino te
mena !?».
Ferreri: «Non lo so. Forse lo girerò a Parigi, scavando nuovamente il gran canyon sotto les Halles che avevo usato per Non toccare la donna bianca. Più probabilmente girerò dal vero, al Lido di Venezia, il finalone neorealista che m’ha suggerito un teenager triestino, Lorentz Codellich. Si vedranno i tre compari, cioè i veri Robotxol/Villaggio, Cicutto e Barbera, in fuga disperata su una gondoeta. Dall’alto del cielo piomba su di loro, e sul vero Palazzo del Cinema, un vero missile nucleare. Lo cavalco io, vestito da true cowboy. BOOOOOOOOOOOOOOOM !!! ».
Lello: «Ti costerà una valanga di miliardi! Kubrick aveva usato effetti speciali per un happy end simile».
Ferreri: «Lui era un genio! Io un buzzurrone ahò. Faccio quel che posso pè vvendicà stò cacchio d’umanità!».
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