Forte respiro rapido di Marco Risi
Dino Risi visto dal figlio regista
Di Lorenzo Codelli
«Questa non vuole essere una biografia di mio padre, ma ricordi di lui, con lui. Un viaggio a ritroso per ricostruire aspetti della sua vita e di quell’Italia del cinema anni Cinquanta, Sessanta e Settanta, ma anche dettagli sulla nostra vita, su mia madre. Appunti sconclusionati, immediati, colti nella memoria durante questi sei anni di scrittura. Sinceri e soprattutto veri, o forse è meglio dire verosimili, se leggerete capirete perché. Mi sono chiesto se ne valesse la pena e soprattutto se ne sarei stato capace».
Con queste parole il sessantottenne Marco Risi apre Forte respiro rapido (Mondadori), 264 pagine imperdibili a dir poco. Un’autobiografia spudoratamente rivelatrice, comparabile esattamente a quella che suo padre Dino Risi aveva pubblicato a 86 anni, I miei mostri (Mondadori, 2004). Dino vi aveva infuso a pieni polmoni il proprio humour autocritico e il proprio ineffabile nichilismo (in confronto ai quali l’esilarante Woody Allen di A proposito di niente. Autobiografia [La Nave di Teseo, 2020] può apparire un’abbuffata di ottimismo). Marco racconta, in disordine libero, un’infinità di aneddoti e impressioni colte a distanza. Nel giugno 1962, sul set a Maccarese della geniale satira politica La marcia su Roma, apprende una lezione. I sassi tirati dai contadini contro Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman, che corrono trafelati in fez e camicia nera, erano di gommapiuma: «Il cinema non faceva male! Capii che il gioco era con la realtà, i film dovevano o potevano assomigliarle, ma non per questo essere “veri”. Intuii che il cinema poteva essere molto più interessante della vita».
Sia Dino che Marco hanno tenuto diari e appunti giornalieri, talora premonitori, e il libro ne rende conto commentandoli via via. Ambedue hanno mescolato l’ammirazione per certi film classici alla propria esistenza quotidiana. Ecco Dino internato in Svizzera nel 1944 assieme, tra gli altri, a Giorgio Strehler, Franco Brusati, Livio Garzanti. «Una volta alla settimana, per tenere alto il morale degli internati, proponevano il cinema nel salone dell’albergo affollato. Fu proprio durante la proiezione di Accadde una notte di Frank Capra, che arrivò, come caduta dal cielo, una ragazza alta, bella, bionda. All’inizio ci fu un mormorio sommesso, indistinto, qualcuno si era voltato, poi si erano voltati tutti e la Claudia Mosca, sì, alla milanese, con l’articolo, figlia del medico del paese, quella che poi sarebbe diventata mia madre, fece il suo ingresso fra due onde di italiani allupati che sempre più forte fecero crescere un “ohhhhh” di entusiasmo con applauso finale».
Marco, che avrebbe girato in Argentina Tre mogli e Maradona – La mano de Dios, racconta episodi esilaranti sul padre quando aveva girato in quel paese Il gaucho con Vittorio Gassman quasi senza utilizzare un copione. Un connubio indissolubile quello con il divo mattatore: «Si amavano tantissimo i due e in tante cose si assomigliavano. Ogni film che facevano assieme era una gara a conquistare per primo la protagonista femminile, e in parecchi casi ne hanno condiviso i favori, qualche volta l’uno all’insaputa dell’altro».
Il ritratto a tutto tondo, liscio e spigoloso assieme, del proprio Caro papà rinvia a quell’ironico pamphlet dell’era della contestazione psico/generazionale, diretto nel 1979 da Dino e co-sceneggiato da Marco.
Il quale mi ha precisato via mail: «Forse hai capito che psicanalizzare non è mai stato nelle nostre corde familiari, eppure questo libro in qualche modo è come una lunga seduta (con un certo distacco) psicanalitica. Caro papà è stato scritto per il 70% da Bernardino Zapponi e per il 30 da me. Tante cose di quel film mi sembravano un po’ “facili” e che comunque avesse a che fare con noi è fuor di dubbio. Io uscivo dalla depressione e papà ha sicuramente voluto darmi una mano coinvolgendomi e di questo gli sono infinitamente grato!». Da Fellini a De Sica, al friulano Sandro D’Eva, Anita Ekberg, Nelo Risi, Claudio Risi, Carlo Vanzina, Sophia Loren, Marcello Mastroianni, Alberto Sordi ecc, il cast del libro è indescrivibile.
Troppo rapido m’era parso allora I miei mostri, dato che conoscevo e ammiravo l’autore da decenni (il mio primo articolo su di lui per Positif era intitolato “In nome dei mostri italiani”). Idem posso dire di Forte respiro rapido raccomandandolo fortissimamente.