Il corrosivo Ruben Östlund a Cannes 2023
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Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema!
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Di Andrea Crozzoli
«Sono felice, orgoglioso e onorato di presiedere la giuria del Festival di Cannes quest’anno. Nessun altro luogo al mondo suscita tanta voglia di cinema quando si alza il sipario su un film in Concorso. Il cinema è unico. Lo condividiamo. Guardare insieme intensifica l’esperienza.» ha dichiarato il regista svedese Ruben Östlund, aggiungendo «In qualità di Presidente ricorderò ai miei colleghi della Giuria il loro ruolo. Un buon film si collega anche all’esperienza collettiva, stimola la riflessione e fa venire voglia di discuterne. Quindi vedremo tutti i film insieme!».
Sulla visione in sala Östlund ha idee molto precise: «Un film funziona in modo molto diverso se lo guardi su uno schermo individuale o se lo guardi insieme al cinema. Cambia il ritmo del film. Trovo strano che un critico cinematografico sieda da solo in un cinema a guardare un film!».
Dopo Francis Ford Coppola ed Emir Kusturica, Östlund è il terzo regista nella storia del Festival di Cannes ad aver ricevuto due Palme d’Oro e ricoprire, poi, anche il ruolo di Presidente della Giuria. Ma è il primo ad assumere questo incarico l’anno successivo alla sua seconda incoronazione.
Per ritrovare una precedente personalità svedese a capo della giuria cannoise dobbiamo risalire al 1973, cinquant’anni or sono, quando Ingrid Bergman assegnò la Palma d’Oro a Un uomo da affittare di Alan Bridges ex aequo con Lo spaventapasseri (Scarecrow) di Jerry Schatzberg.
A titolo di cronaca quell’anno il premio FIPRESCI della stampa cinematografica fu assegnato a La grande abbuffata di Marco Ferreri.
In ogni caso è curioso riguardare le personalità che hanno ricoperto il ruolo di Presidente di Giuria in questi ultimi anni e il film a cui hanno dato la Palma d’Oro.
Ad esempio, Ruben Östlund, coerente autore di film antropologicamente provocatori, ha ricevuto le sue due Palme d’Oro da personalità estremamente diverse come Pedro Almodóvar, nel 2017 per The Square, e Vincent Lindon, nel 2022 per Triangle of Sadness.
Per il resto nell’ultima decade la poltrona di Presidente di Giuria è stata ad appannaggio quasi esclusivo del cinema hollywoodiano e dintorni: nel 2013 Steven Spielberg (Palma d’oro a La Vie d’Adèle di Abdellatif Kechiche), nel 2014 Jane Campion (Palma d’oro a Il regno d’inverno di Nuri Bilge Ceylan), nel 2015 Joel ed Ethan Coen (Palma d’Oro a Dheepan di Jacques Audiard), nel 2018 Cate Blanchett (Palma d’oro a Un affare di famiglia di Hirokazu Kore’eda), nel 2019 Alejandro González Iñárritu (Palma d’oro a Parasite di Bong Joon-ho) e nel 2021 Spike Lee (Palma d’Oro a Titane di Julia Ducournau). Nel 2020 non c’è stata la manifestazione causa Covid.
Per trovare un italiano a capo della giuria dobbiamo risalire fino al 2012 con Nanni Moretti che premiò lo splendido Amour di Michael Haneke.
Ruben Östlund è candidato quest’anno anche all’Oscar – sempre per Triangle of Sadness – in due sezioni: miglior regista e migliore sceneggiatura non originale, a Cannes è quasi di casa. Dei sei lungometraggi che compongono la sua breve filmografia, oltre alle sopracitate due Palme D’Oro è stato selezionato due volte nella sezione Un Certain Regard, dove ha vinto il Premio della Giuria nel 2014 con Turist.
Claes Olle Ruben Östlund, questo il suo nome completo, nato il 13 aprile 1974 a Styrsö, contea di Västra Götaland, dopo aver studiato cinema a Göteborg, nel 2004 dirige il suo primo lungometraggio, The Guitar Mongoloid,dove l’umorismo, come strumento di descrizione sociologica, già si stava manifestando nel solco di una dialettica provocatoria che diventerà un po’ la sua firma.
Ha dichiarato spesso la sua voglia di confrontarsi, di guardarsi allo specchio e fare domande. Domande che sollecita nel pubblico affinché ”mettesse in discussione come è costruita la società”. Altro suo fermo credo è che “il film deve funzionare al cinema. È una configurazione completamente diversa rispetto a quando guardi qualcosa su uno schermo individuale da solo. Cambiano le dinamiche stesse del film!”.
Dichiara anche di essere stato, da sempre, ispirato dal film Sympathy for the Devil (1968) di Jean Luc Godard. Il regista francese filmando i Rolling Stones, ovvero la seconda rock band più famosa al mondo, veicolava nel contempo dei contenuti politici in modo da raggiungere un più vasto pubblico.
I termini più spesso spesi per definire la sua cifra stilistica sono “dialettica provocatoria”, “esame sociologico”, “umorismo corrosivo”. Bisogna, infatti, riconoscere a Östlund un formidabile senso dell’humour visuale e verbale nelle sue acide commedie, dove rifiuta la logica del bianco o nero e rivolge il suo acuto studio del comportamento umano a tutte le categorie sociali, come nell’elaborata scena in Triangle of Sadness, quando i passeggeri della crociera di lusso, durante una tempesta, vengono presi da conati di vomito. Una folle sequenza di 15 minuti, che supera persino il cinema dei Monty Python; «Volevo girare in un film la prima scena al mondo con qualcuno che caga e vomita allo stesso tempo!» ha dichiarato ridaccchiando in un’intervista Östlund, fregandosene contemporaneamente dei critici cinematografici che (sono parole sue) “vogliono spesso apparire più intelligenti del film”.
A quarantanove anni Ruben Östlund ha ancora una luminosa carriera davanti e una probabile terza Palma d’Oro con il suo prossimo film The Entertainment System Is Down che si svolgerà durante un volo aereo a lungo raggio. Subito dopo il decollo, i passeggeri ricevono la notizia che gli schermi sui sedili non funzionano quindi le persone saranno costrette a rimanere sole con i propri pensieri, senza altre distrazioni. Sarà interessante ed istruttivo vedere come Östlund svilupperà l’osservazione del comportamento degli esseri umani quando viene loro tolto l’oggetto di distrazione di massa.
Nel frattempo lo aspettiamo in Costa Azzurra nei panni di Presidente di Giuria al prossimo 76mo Festival di Cannes (16-27 maggio). Viva il cinema in sala!