L’anno che verrà!
Di Marco Fortunato
L’anno che si è appena concluso è stato, almeno dal punto di vista cinematografico, a dir poco straordinario per Cinemazero che – con le sue oltre 100mila presenze – ha raggiunto un risultato davvero inimmaginabile solo dodici mesi fa, e che ci colloca ben al di sopra dei dati nazionali.
Dati quest’ultimi che, ad una più approfondita analisi, hanno espresso segnali contrastanti, che meritano di essere analizzati soprattutto per capire se le principali tendenze espresse lo scorso anno dal mercato, allargando lo sguardo ben oltre i nostri confini, possano essere indicativi di quanto accadrà nell’anno che verrà.
Il primo aspetto che merita di essere evidenziato e quello della vitalità del mercato. Non serve andare troppo indietro nel tempo per ritrovare funeste previsioni che davano per spacciata l’esperienza cinematografica, destinata, secondo molti, ad essere irrimediabilmente sostituta dalla visione casalinga. Fortunatamente i numeri (e dietro ogni numero in questo caso c’è uno spettatore) hanno dimostrato il contrario. Certo il mercato non è ancora ritornato ai livelli precovid ma diversi casi, tutt’altro che isolati, hanno chiaramente fatto capire che un pubblico per i film al cinema esiste ancora e, se adeguatamente informato, sceglie con convinzione il grande schermo. C’è ancora domani di Paola Cortellesi, con il suo incredibile riscontro (ad oggi oltre 37 milioni d’incasso) ha messo sotto gli occhi di tutti che anche in Italia il cinema può ritornare ad essere, oltre che momento culturale, aggregatore sociale e fenomeno di costume, con tutte le ricadute economiche del caso. Barbie e Oppenheimer sono la prova provata che i mercati “stagionali” esistono solo sulla carta. Se gli investimenti promozionali sono adeguati e mirati il pubblico si può raggiungere in qualsiasi periodo e, se si crea l’interesse intorno al film, gli spettatori non guardano né il tempo atmosferico né il termometro. Basterà tutto questo a sconfessare le previsioni di molti analisti che prevedono un calo di mercato, soprattutto nel primo semestre del 2024, dovuto al rinvio di molti film a seguito dello sciopero di attori e sceneggiatori dei mesi scorsi? Difficile a dirsi, ma è lecito sperare.
Non sono tutto rose e fiori purtroppo. Se questi segnali possono essere considerati incoraggianti ve ne sono altri ben più preoccupanti. Nel corso del 2023 il mercato ha infatti evidenziato anche nuove criticità. Da una parte, a livello globale, hanno fatto molta fatica i titoli per i più piccoli, che da sempre rappresentano un traino fondamentale per il settore. La più grande macchina dell’intrattenimento per i giovani spettatori – la Disney – sta affrontando un calo di ricavi e popolarità a livello globale. Il tentativo di produrre nuovi contenuti originali su cui si era fortemente investito nell’ultimo periodo ha prodotto personaggi poco convincenti e trame deboli, con il risultato di allontanare il pubblico tradizionale senza guadagnare nuovi spettatori. Se consideriamo che all’interno del mondo Disney rientrano anche la Pixar e la Marvel possiamo immaginare – anche senza dilungarci con i numeri di dettaglio – l’impatto sull’intero mercato. Non è un caso che gran parte delle uscite annunciate per quest’anno siano dei sequel o spin off (Inside out 2, Deadpool 3, Spiderman 4, Mufasa – The Lion King). D’altra parte, in alcuni mercati, come quello italiano, si registra anche una crisi della commedia che, soprattutto nel periodo natalizio appena conclusosi ha deluso le aspettative. Manca, ormai da alcuni anni il “cinepanettone” la grande commedia natalizia in grado di strappare risate (e soldi) facili, ormai sostituita da un insieme di piccole commedie, spesso legate ad altri sottogeneri, che non riescono però nemmeno lontanamente a eguagliarne i risultati. Quest’anno è stato il caso di Come può uno scoglio di Pio e Amedeo, Santocielo di Ficarra e Picone e Succede anche nelle migliori famiglie di Alessandro Siani che hanno raccolto esiti molto al di sotto delle aspettative. E per la parte di mercato più mainstream questo è un bel problema.
Ci sono poi degli indicatori all’apparenza neutri, o tecnici, che invece necessitano di attenzione. Uno di questi è il prezzo medio del biglietto che nel 2023, dopo un andamento altalenante negli ultimi anni, ha toccato la soglia dei 7 euro, pari ad un aumento di 13 centesimi (il 2%) rispetto al 2022. Ora, come si osserva nello studio riportato su cineguru, se il fatto che il prezzo dei biglietti risulti essere ancora molto contenuto è anche un fatto positivo perché permette di mantenere questa forma d’intrattenimento accessibile ad un pubblico vasto, dall’altro rischia di diventare un problema di lungo periodo. In termini economici, infatti, il biglietto non sta aumentando ma calando – perché cresce meno dell’inflazione – e questo significa che si riducono sempre di più i margini d’investimento della parte più debole della filiera, quella dell’esercizio che gestisce le sale. Ciò rischia di frenare lo sviluppo dei numerosi progetti che erano partiti in questi mesi, anche grazie ai fondi del PNRR, per l’adeguamento tecnologico e il rinnovamento delle strutture, in particolare con la creazione di sale di alta/altissima fascia (per qualità di visione e servizi offerti) che invece potrebbe rappresentare uno degli orizzonti più interessanti del prossimo futuro.