Non chiedetevi cosa il cinema può fare per voi. Chiedetevi cosa potete fare voi per il cinema!
di Marco Fortunato
Quello che stiamo vivendo è forse il momento più complicato, non della “quarta ondata” ma dell’intera pandemia. Presenze e incassi sono in forte calo malgrado le sale siano, come certificano i dati, tra i luoghi più sicuri e controllati. Eppure, il pubblico langue e la distribuzione cinematografica ha scelto di posticipare alcuni film. Sembrerebbero esserci le premesse per gettare la spugna o, al più, elemosinare ulteriori aiuti nell’attesa di un futuro migliore. Ma quello dell’attesa è un tempo che non ci appartiene e, come tradizione, a Cinemazero ci piace provare ad immaginare ciò che avverrà e soprattutto chiederci cosa possiamo fare per costruirlo.
Ormai è chiaro come ciò che abbiamo vissuto (e stiamo vivendo) abbia cambiato alcune abitudini di consumo culturale favorendo forme di fruizione individuale piuttosto che collettiva. C’è da chiedersi se questo sia un processo irreversibile o, al contrario, sia un fenomeno su cui possiamo intervenire. Perché se tutti sanno cosa si dovrebbe fare (riportare il pubblico in sala e magari attrarne di nuovo, valorizzare l’unicità dell’esperienza cinematografica rispetto a quella offerta dalle piattaforme ecc..) sono in pochi ad aver capito come farlo.
Cinemazero ha su questo un’idea precisa. Partiamo dal pubblico che, anche nei tempi più bui ha sempre manifestato un grande attaccamento alla nostra realtà e a ciò che rappresenta per l’intera comunità. Cinemazero e i suoi spettatori sono da sempre legati da un collante eccezionale, quello della fiducia. È tempo di rinsaldare questo rapporto, creando nuove forme di fidelizzazione che permettano a chi lo desidera di entrare a far parte del mondo di Cinemazero in maniera attiva e partecipe. Non solo vantaggi economici – che pure non mancheranno – ma un’offerta culturale esclusiva, con momenti di partecipazione e condivisione, in grado di far sentire in modo tangibile l’adesione ad un progetto culturale unico nel suo genere.
In questo senso la tecnologia è un utile alleato. Pensiamo infatti a quanto innovativi possono essere i “mezzi “per dialogare con il proprio pubblico: monitorando i gusti di visioni si potrebbero ad esempio personalizzare le comunicazioni e, in occasione della presenza di ospiti, i possessori di CinemazeroCard potrebbero avere una corsia preferenziale per la prevendita. Ancora, grazie ad un sondaggio gli spettatori più fedeli potrebbero lanciare proposte di rassegne, eventi, ecc. Il tutto per creare un’offerta sartoriale, una sorta di “controalgoritmo”, dove la dimensione umana è centrale e l’obiettivo è instaurare con il pubblico un rapporto one-to-one per farlo sentire seguito e attenzionato. Non più uno dei tanti, ma un amico con il quale dialogare anche se in remoto.
C’è poi il capitolo legato all’esperienza cinematografica. Nostro compito sarà non solo spiegare ma far vivere l’unicità di questa forma di fruizione di un film, l’unica in grado di offrire la possibilità di “immergerci” nella storia che ci viene raccontata. Un momento, quello che si trascorre in sala, di disconnessione consapevole che concediamo a noi stessi, per viaggiare, senza muoverci dalla nostra poltrona. Un tempo nostro, dove non possiamo mettere in pausa, distrarci, controllare le notifiche del cellulare, ma in cui scegliamo che ad essere protagonista sia la storia del grande schermo. Sta a noi, esercenti cinematografici, rendere tutto questo ancora più speciale. E lo possiamo fare in molti modi: organizzando incontri con registi e ospiti che permettano di condividere le emozioni che una simile esperienza provoca, dando così significato alla dimensione collettiva della visione, ma anche creando dei percorsi di visione selezionando il meglio dall’universo delle immagini, mescolando diverse forme artistiche, creando insomma un unicum senza eguali.
Il mondo, e con esso il mercato del cinema, sta cambiando. Forse oggi più che mai ci sono le condizioni per gettare le basi di un nuovo modo di fare gli operatori culturali, esercitando (e difendendo) il nostro ruolo di soggetti che si assumono la responsabilità di selezionare il meglio della produzione audiovisiva, che danno spazio alle proposte di qualità indipendentemente dalle logiche commerciali, che investono tempo e risorse nella formazione del proprio pubblico sapendo che esso è soggetto attivo e non passivo. Se riusciremo a fare tutto questo (o anche solo una parte) potremmo sperare che la sala e il cinema abbiano davvero un futuro.