PERCHE SANREMO È SAN REMO..
Di Marco Fortunato
Si può amare o odiare ma un merito (anche in tempi di pandemia) Sanremo l’ha avuto certamente, quello di riaccendere il dibattito sulla situazione del mondo dello spettacolo. Un mondo che si stava via via dimenticando e sul quale la polemica sulla presenza del pubblico in sala ha riacceso, speriamo non solo momentaneamente, i riflettori, introducendo un ulteriore elemento nel dibattito relativo alla riapertura.
Se ancora nessuno sa dire con certezza quando i cinema e i teatri potranno riaprire la querelle sanremese ha riportato l’attenzione anche sul “come” si dovrà gestire questa ripartenza che, per molti, arriva dopo quasi un anno di blocco della attività.
Più o meno consapevolmente e passando per le più fantasiose delle soluzioni (dalla nave su cui far fare la quarantena agli spettatori fino all’arruolamento di figuranti) il “caso Sanremo” ha dato l’occasione a più voci di sottolineare il ruolo del pubblico in uno spettacolo, rimarcando come senza di esso un evento finisca per modificare la sua stessa natura.
Per chi ama il cinema, quello vissuto nella sala cinematografica, può sembrare quasi un concetto banale ma evidentemente non è così. Ma più che ribadirlo serve orientare gli sforzi per la riapertura dei luoghi di cultura tenendo presente il ruolo che il pubblico svolge e mettendo in atto tutte le misure volte a favorire la loro partecipazione.
Il primo passo sarà ovviamente quello di garantire la sicurezza, ma su questo per fortuna molto è stato già fatto e, per ammissione degli stessi esperti cinema e teatri sono tra i luoghi dove è possibile ridurre al minimo il rischio di contagio (tanto da essere stati addirittura proposti come luoghi per ospitare la campagna vaccinale). Ma non basta, serve ideare strumenti nuovi per (re)incentivare il ritorno al consumo culturale collettivo. È necessario pensare ad azioni che, in concreto, favoriscano il progressivo recupero del valore sociale dei luoghi di cultura.
Le associazioni di categoria sono da tempo al lavoro e hanno elaborato proposte concrete. Da forme di sostegno al “consumo culturale” sul modello delle App riservate a docenti e diciottenni (18App e bonus Cultura) che hanno prodotto in questi anni ottimi risultati fino a misure strutturali che consentano, ad esempio, di usufruire di detrazioni fiscali sulle spese sostenute per assistere agli spettacoli (cinema, teatro ma anche concerti).
Perché Sanremo è Sanremo ma “l’Ariston è un teatro come gli altri” – come ha giustamente dichiarato Mogol pochi giorni fa – è uno spettacolo senza pubblico, un cinema senza spettatori “in presenza” non sono la stessa cosa e, forse, non possono nemmeno esistere.
Cinemazero ha offerto il suo contributo in termini di idee ma vuole fare di più e per questo sta elaborando delle proposte speciali per il suo pubblico. Una serie di pacchetti, molto vantaggiosi, per rituffarsi a capofitto nel mondo del cinema e di Cinemazero e nelle sue molteplici attività con un’attenzione speciale – e non poteva essere altrimenti – ai possessori di CinemazeroCard per i quali si aprirà un nuovo percorso di eventi esclusivi a loro riservati.