Pordenone Docs Fest: i vincitori della XVI edizione
Di Riccardo Costantini
Oltre tremila biglietti venduti e 5.000 presenze complessive in tutti gli eventi, in cinque densissimi giorni, con numerosi appuntamenti da tutto esaurito, 300 ospiti dall’Italia e dal mondo, 28 Paesi rappresentati nei 25 film in anteprima nazionale e per le tre anteprime assolute: è il bilancio della XVI edizione del Pordenone Docs Fest, la kermesse di Cinemazero che anche quest’anno ha trasformato la città nella “capitale del documentario” in Italia, richiamando l’attenzione degli addetti ai lavori, dei più importanti media nazionali e del pubblico più ampio, diventando. Sempre più il festival diventa un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale, un’occasione per leggere la realtà con occhi diversi, moltiplicare gli sguardi, dialogare, comprendere il presente, immaginare il futuro e il cambiamento. Il tutto nella dimensione accogliente della città di Pordenone, apprezzatissima specialmente dagli ospiti stranieri.
«Quest’anno, più di sempre, abbiamo cercato di testimoniare la forza della comunità, dell’essere Società con la S maiuscola, includendo, testimoniando la necessità di lottare ancora per il ruolo delle donne, di impegnarci per i diritti civili, che per essere tali devono riguardare ognuno di noi, nessuno escluso», è stato il commento, pieno di emozione, del curatore Riccardo Costantini, di fronte alla sala gremita e partecipe, per il gran finale di domenica 2 aprile. «Con il nostro festival abbiamo ribadito che il cinema, con il documentario in particolare, è più vivo che mai!».
Il Gran Premio della Giuria è andato allo splendido “Moosa Lane” di Anita Mathal Hopland, con la seguente motivazione: «La vita e le immagini si incontrano in un progetto decennale all’interno del quale trovano spazio le vicende familiari di una giovane donna, la questione delle origini, dell’identità fragile e a volte contraddittoria degli apolidi, dei profughi e delle seconde generazioni figlie dei flussi migratori. Uno specchio del presente in cui si riflettono controversie e tratti di unione tra culture diverse e distanti. Un esempio luminoso di cinema nel suo farsi, aperto, libero, epifanico». A consegnare il premio le tre giurate: la grande regista cilena Valeria Sarmiento, la regista e sceneggiatrice Costanza Quatriglio e la giornalista e critica cinematografica Beatrice Fiorentino. Una menzione speciale è andata “When spring came to Bucha” di Mila Teshaieva e Marcus Lenz: «Un reportage di guerra che si addentra nel dramma del conflitto in Ucraina schivando la retorica e l’esibizione del dolore, cercando invece nel profondo senso di comunità, nella dignità della popolazione civile e nelle piccole azioni quotidiane, il centro più nobile della resistenza».
Il Green Documentary Award, per il miglior film a tematica ecologica è andato a “The Oil Machine” di Emma Davie, per la capacità di restituire la complessità della crisi climatica dando voce a scienziati, esperti, economisti e attivisti senza dimenticare il punto di vista delle compagnie petrolifere e dei lavoratori che temono di perdere il proprio lavoro. È un film che apre al dialogo e al confronto su una questione epocale, da cui dipende il futuro di noi esseri umani sul pianeta.
A vincere lo Young Audience Award, votato dallo Young club di Cinemazero e dai sessanta studenti di cinema da tutta Italia e dall’estero, accreditati al festival, è stato “Singing on the rooftops” di Eric Ribes Reig, perché «racconta diversi aspetti dell’inclusività, mostrando che la cura e l’amore possono superare ogni barriera: di età, di sessualità, di origini. Dimostra che è possibile generare un legame che unisce più generazioni, e lo fa attraverso un ritratto delicato, sincero ed emozionante».
“The art of silence“, del regista svizzero Maurizius Staerkle Drux, il primo documentario sulla vita del leggendario artista e mimo Marcel Marceau, proposto nella serata di apertura in collaborazione con Ente Nazionale Sordi di Pordenone, ha vinto il Premio del pubblico.
Il Premio Virtual Reality è andato a “Myriad” di Michael Grotenhoff e Christian Zipfel, il racconto delle incredibili migrazioni degli Ibis eremita, reintrodotti in natura quando si pensavano estinti: è stato questo il titolo più apprezzato da chi ha visitato lo spazio dedicato alla realtà virtuale in Piazzetta Cavour.
Il Premio della Critica, in collaborazione con l’Associazione Festival italiani di Cinema e il Sindacato nazionale Critici cinematografici italiani, è andato a “Steel life” di Manuel Bauer «per la magistrale capacità di racconto e la precisione dell’analisi del contesto socio-economico di un paese sfruttato dal sistema capitalistico».
Al Pordenone Docs Fest si è tenuta anche la prima edizione di Nord/Est/Doc/Camp, il nuovo laboratorio di accompagnamento e consulenza per documentari in fase di ultimazione, prodotti nel nord-est, promosso dal festival di Cinemazero con Trento Film Festival ed Euganea Film Festival, grazie al sostegno della Friuli Venezia Giulia Film Commission, IDM Film Commission Sűdtirol, Trentino Film Commission, Veneto Film Commission. Due i riconoscimenti, entrambi offerti dallo studio Synchro di Dosson di Casier: “Vista mare“di Julia Gutweniger e Florian Kofler (produzione Albolina Film, Bolzano) e “Lazzarone“di Francesco Mattuzzi (produzione Planck Films, Rovereto).