SALA, SUPPORTO, STREAMING.
Di Marco Fortunato
Sala, supporto, streaming: tre parole, spesso usate in maniera alternativa e spesso oppositiva per esprimere tre modalità, oggi, di vedere un film (o per meglio dire un contenuto audiovisivo). Ne abbiamo parlato molto, forse troppo, nella costante ricerca di una loro specificità in particolare – inutile nasconderlo – riguardo alla sala. La situazione attuale è sotto gli occhi di tutti. Da una parte lo streaming che mai come oggi vive il suo momento d’oro, di massima espansione, con una proliferazione di piattaforme che sembra non avere fine. Ognuna con una formula, un abbonamento, un algoritmo che si propone di creare un’offerta personalizzata, bulimica (certe serie vanno viste tutte d’un fiato, tanto che si può addirittura saltare la sigla tra una puntata e l’altra) e rigorosamente “disegnata” sui gusti dello spettatore. In mezzo il “supporto”, DVD o Bluray, solo per citare i due più noti. Un mercato in progressivo declino, nato per soddisfare nato l’esigenza degli appassionati che, al piacere della visione, uniscono quello del possesso di una copia del film. Un’idea che avrebbe potuto, secondo alcuni, rivoluzionare il consumo cinematografico (per portarlo dalla sala a casa) ma che oggi sconta pesanti problemi strutturali, tra cui difficoltà tecniche – i costi di realizzazione per quanto ottimizzati non sono comunque risibili – che hanno portato a tirature limitate e difficoltà di reperibilità che non ne agevolano la commercializzazione, scarsi investimento, che si sono tradotti in scarsa qualità e naturalmente la concorrenza dello streaming. Dall’altra parte la sala cinematografica, luogo di cultura e socialità, al momento assente (speriamo ancora per poco), in attesa di capire quale sarà il suo ruolo nel futuro. Un mercato già in grande difficoltà prima della pandemia e sottoposto a forti pressioni dalla crescente concorrenza delle piattaforme che si troverà a breve a fare i conti con uno scenario ricco di incognite: quanti e quali film saranno ancora disponibili? Come reagirà il pubblico di oltre un anno di astinenza forzata dalla visione collettiva?
In più occasioni abbiamo portato il nostro pensiero ed espresso la convinzione che la visione di un film insieme, l’esperienza collettiva e di condivisione rappresentata dal recarsi fisicamente in un luogo diverso da casa nostra per vedere un film insieme a degli sconosciuti (che altro non condividono con noi se non l’aver scelto di vedere quel film in quella sala e a quell’ora) e in particolare l’elemento umano che è parte di tutto il processo siano insostituibili.
Oggi aggiungiamo un altro elemento. Quello della memoria.
Lo spunto è uno studio dell’MIT – Massachusetts Institute of Technology (un grazie a Paola Corti del Cinema Beltrade di Milano per averlo ripreso sulla sua pagina Facebook) che due anni fa ha effettuato un esperimento su 10.000 persone divise equamente per sesso, età e istruzione.
Il test era semplice. Ognuno dei candidati doveva vedere 15 film scelti in alternanza, 5 in sala, 5 con supporto, 5 in streaming. C’era solo un “piccolo” obbligo. In sala si dovevano vedere film che avevano incassato meno, sul supporto gli incassi medi, in streaming i grandi incassi. I film dovevano essere usciti tra il 2010 e il 2015. Dopo un mese ogni candidato veniva ricontattato per un test su cosa ricordasse di quello che aveva visto. Questi i risultati. Le femmine ricordavano perfettamente 5/5 dei film visti in sala, 3/5 sul supporto, 2/5 sullo streaming, I maschi 4/5 dei film visti in sala, 3/5 sul supporto, 1/5 per lo streaming. Tra i titoli più ricordati Hateful Eight, Inception, Mommy, A Dangerous Method. Il più apprezzato e ricordato Ex Machina visto in sala. Tra i meno ricordati Tree of Life, Thor, L’ Uomo d’ Acciaio, Il Grande Gatsby, Jobs. Gravity, visto in streaming, non lo ricordava nessuno.
Ecco un altro valore aggiunto della sala, su cui converrebbe riflettere. Ma a noi, come sempre, piace chiudere con un auspicio, questa volta citando le parole di Luca Baroncini* in un’intervista rilasciata a collettiva.it “i film possono essere ovunque, ma il cinema è solo in sala. Non resta che incrociare le dita e quando le sale riapriranno non solo parlarne, ma frequentarle. Siamo stanchi di proclami, attestati di stima e pacche sulle spalle, occorrono fatti. Questi si concretizzano nel sostegno economico del governo in primis, ma anche nelle nostre scelte di spettatori.”
* Redattore della rivista di cinema Gli Spietati ed esperto di box office: da anni è responsabile della rubrica Il Barometro, che monitora con cura l’andamento del cinema in sala, gli incassi e le tendenze, e cerca di interpretarle.