Tanto giovane cinema canadese e non solo al TIFF2022
Di Andrea Crozzoli
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Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema!
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Sono quasi dieci milioni di chilometri quadrati la superfice del Canada, pressappoco quella dell’intera Europa, ma abitata da solo 38 milioni di abitanti. Come la Polonia. Per estensione è la seconda nazione dopo la Russia e precede nella classifica sia Stati Uniti che Cina. Non meraviglia quindi che quasi la metà dei film che componevano la sezione Discovery del TIFF 2022 fossero di produzione canadese. Un paese vasto, ricco, dinamico, giovane che produce una grande quantità di film e soprattutto di opere prime di giovani autori. Quel vivaio di talenti che ha sfornato nel corso del tempo artisti come Dan Aykroyd, David Cronenberg, Xavier Dolan, Paul Haggis, George A. Romero, Denis Villeneuve, Atom Egoyan, Denys Arcand, Ryan Gosling, James Cameron etc etc. e che ora ha virato fluidamente verso un cinema al femminile.
Dei 21 titoli che componevano la sezione Discovery, ossia giovani autori al loro primo lungometraggio, ben 14 erano firmati da donne regista. Esordi nel lungometraggio che hanno portato al cinema un pubblico giovane, motivato e preparato. Un pubblico che mediamente non superava i 35 anni e che ha seguito le molteplici proiezioni festivaliere con ordinate e lunghe code. Uno dei titoli più acclamati è stato il canadese Something You Said Last Night di Luis De Filippis che inizia in auto, luogo universale per il cinema di conflitti e legami familiari, dove si ascolta a tutto volume i Ricchi e Poveri, gruppo musicale molto pop, arcinoto in Italia, ma anche in Canada sembra. O almeno in questa famiglia di origine italiana protagonista del film di Luis De Filippis. La giovane regista trans, alla sua opera prima dopo il corto Nonna Anna, racconta in maniera divertente e dinamica il variegato nucleo familiare che si reca in vacanza nel solito luogo ai bordi di un lago: Mona (Ramona Milano) con il marito Guido (Joe Parro) assieme alla figlia trans Renata (Carmen Madonia) e sua sorella Sienna (Paige Evans). Ispirata anche dalla propria esperienza familiare la regista inquadra con sensibilità e acume l’intimità familiare dei quattro attraverso una serie di piccoli ma significativi momenti domestici. E scardina con questo lavoro la concezione tradizionale della famiglia di origine italiana chiusa ad ogni novità che possa riguardare in qualche modo la sfera sessuale e non solo. Il visionario film d’esordio della regista, di origini italo/canadesi, intimamente tenero e rumorosamente divertente, scardina anche un altro luogo comune: quello della madre, potente e sulfurea matriarca italiana, che ha con la figlia trans non un rapporto conflittuale, come tante volte già visto sullo schermo, ma un rapporto stratificato di sottile complicità, facendo così della relazione madre/figlia la parte di gran lunga più toccante del film. Luis De Filippis rivela una straordinaria capacità di catturare l’imbarazzo e l’intimità dei corpi in relazione l’uno con l’altro. Principalmente con il personaggio di Renata (Carmen Madonia), riservata ma sicura di sé, dove riesce a far coesistere, nello stesso momento, il suo disagio esistenziale, quasi palpabile, accanto alla sua fiducia nel futuro, rappresentando il corpo trans sullo schermo bello, normale, sicuro di sé e amato. Non sorprende quindi che Something You Said Last Night abbia vinto il Change Maker Award del TIFF Next Wave, un premio in onore di film che elevano le voci e le questioni del cambiamento sociale.
Anche Aristotele and Dante Discover the Secrets of the Universe diretto dalla giovane regista trans statunitense Aitch Alberto è un dramma di formazione queer questa volta tratto da un romanzo bestseller del 2012 di Benjamin Alire Sáenz. L’esplorazione dell’identità culturale e sessuale di due adolescenti messicani-americani Aristotele Mendoza (Max Pelayo) e Dante Quintana (Reese Gonzales) nell’estate del 1987, un anno afflitto da disordini sociali e attivismo radicale contro l’AIDS. Il film (e così pure il romanzo) è raccontato attraverso il punto di vista di Aristotele, che non ha molti amici, o meglio, nessuno, prima di Dante. In questo coming out queer la regista Alberto ci mostra come nel 1987 sia duro essere giovani adolescenti e innamorati; come sia complicato il legame intenso e immediato che formano la coppia Aristotele e Dante. Film necessario anche se non sempre tutti gli snodi narrativi si collegano in modo fluido, alludendo a scene extra molto probabilmente eliminate in fase di montaggio.
Altra donna regista che ha lasciato il segno è Bess Wohl con il suo lungometraggio di esordio Baby Ruby, un inquietante thriller psicologico sulla maternità, sull’avere un bambino e comportarsi come se questa esperienza non fosse mai accaduta. Un film duro e aspro sugli aspetti buoni, e contemporaneamente meno buoni, relativi al mettere al mondo qualcosa che avrà poi una vita autonoma. La vera star del film non è tanto, quindi, Noémie Merlant o Kit Harington quanto la neonata, i cui pianti incontrollabili perforano per 89 minuti i nostri timpani e quelli della fragile madre in una lenta ma inesorabile discesa verso gli abissi, che ricorda, in alcuni momenti, le torbide atmosfere del cinema di David Lynch. Molte altre sono state le sorprese della bella e interessante selezione Discovery, all’interno di questa 47ma edizione del Toronto Film Festival, come Snow and the Bear della regista Selcen Ergun o Runner della giovane regista Mirian Mathias.
Non è stato facile, quindi, per la giuria della Federazione Internazionale Stampa Cinematografica, composta dal sottoscritto, da Márcio Sallem (Brasile), Max Borg (Svizzera), Andrew Kendall (Guyana) e Marriska Fernandes (Canada), assegnare il premio Fipresci 2022 che deve segnalare, in qualche modo, l’artista emergente alla sua prima prova. Dopo ampie discussioni alla fine il premio Fipresci 2022 è stato assegnato unanimemente al film palestinese A Gaza Weekend di Basil Khalil con la seguente dichiarazione: “Per la sua empatia e intelligenza nel catturare lo zeitgeist e per il suo approccio audace alla satira contemporanea e al cinema mondiale. La regia di Basil Khalil trova spazio per i momenti più dolorosi e teneri delle crisi interpersonali e contemporaneamente, con abilità, intensifica l’umorismo amaro catturando la natura utilitaristica della sopravvivenza come una faccenda contemporaneamente molto seria ma anche molto divertente“. Un’opera prima, quindi, scoppiettante, carica di humour e ironia su temi come la striscia di Gaza, il Covid, la sopravvivenza di queste popolazioni, sempre trattati con garbo e sapienza, senza mai banalizzare situazioni e sensibilità così delicate come i rapporti israelo-palestinesi.
Fra i protagonisti anche la bravissima Mouna Hawa già interprete di Libere disobbedienti innamorate-In Between di Maysaloun Hamoud distribuito in Italia nel 2016 dalla nostra gloriosa TuckerFilm e ospite a Cinemazero in quell’occasione. Speriamo ora che tra Mouna Hawa e il premio Fipresci si riesca a traghettare sugli schermi italiani anche questa significativa opera prima. Quindi Tucker: “Stay tuned!”