TENET – OLTRE IL PALINDROMO C’È LA SALA
di Marco Fortunato
Qual è il significato di Tenet, l’affascinante spy-thriller firmato da Christopher Nolan? Dipende. Sicuramente ce n’è più di uno, o almeno non c’è solo quello racchiuso nel titolo e nella trama di cui, in questa sede, non ci occuperemo. D’altronde l’obiettivo di questo spazio è quello di provare ad essere un’occasione di riflessione sull’andamento del “sistema cinema”. E per questo di solito non analizziamo i singoli film e il loro significato, o almeno non dal punto di vista narrativo.
Ma in questo caso, appunto, il discorso è diverso perché Tenet, oltre a quello sullo schermo, ha di certo anche un altro significato, quasi un ruolo, profondo ed importantissimo per tutto il mondo cinema.
Se è vero che, in generale, dopo la pandemia ogni settore economico ha dovuto “raccogliere i cocci” e tentare una difficile ripartenza, ciò è stato ancora più vero per il settore culturale e in particolare quello cinematografico.
Anche quando era chiaro che le sale avrebbero riaperto abbiamo assistito ad una fuga generale dei film dai listini: tanti (troppi) i film finiti in streaming, tanti (troppi) i titoli posticipati a data da destinarsi. «È il mercato bellezza!» diceva la distribuzione a noi esercenti ed era quasi una musica a cui ci stavamo abituando.
Poi è arrivato Tenet e ha dimostrato il contrario. O almeno ci ha provato. Ha provato a dimostrare, nei fatti, che la sala può continuare ad avere un ruolo determinante nella filiera della settima arte, che le persone sarebbero tornate al cinema, che un’aggregazione sicura e responsabile è possibile e che la voglia di cinema, dopo mesi di streaming, non è affatto morta. Ha dimostrato che è ancora possibile ribadire la centralità del ruolo della sala cinematografica (Nolan lo ha detto più volte e si è speso pubblicamente in questo senso), cambiare le regole di mercato (per la prima volta un film del genere è uscito prima in Europa che oltreoceano) e la Warner Bros – la major che distribuisce il film – ha dato prova tangibile di quel coraggio che tanti suoi colleghi a parole avevano detto di avere ma poi hanno fatto fatica a mettere in pratica
C’è riuscito Tenet? Ha vinto o perso la scommessa? È presto per dirlo, ma al momento sembra (usiamo il condizionale perché i dati sono parziali) che i risultati, almeno in Italia, siano buoni. Il film dovrebbe arrivare ad incassare nel nostro Paese 6 milioni di euro – Dunkirk ne fece 8,8 ma aveva un pubblico potenzialmente più alto e il fattore meteo di quest’anno non giocava certo a favore del cinema – anche se il conto, sul versante meramente economico, si farà a livello globale e qui peserà la difficilissima situazione del mercato americano ancora alle prese con il picco della pandemia.
Determinante per capire o meno il successo dell’operazione sarà anche il confronto con chi (i film) ha fatto la scelta opposta. È il caso dell’attesissimo Mulan che la Disney ha scelto di far uscire direttamente sulla propria piattaforma, saltando il passaggio in sala.
Qui le cifre ancora non si conoscono – le poche che girano in rete non risultano ufficiali – ma è un dato di fatto che, ad oggi, nessuno dei prossimi titoli del colosso dell’animazione statunitense abbia abbandonato i listini delle sale cinematografiche, salvo qualche spostamento, come a dire che, dopo l’esperimento fatto con Mulan, per tutti gli altri il passaggio sul grande schermo sarà imprenscindibile.
E Cinemazero? Ha fatto, come sempre, la sua parte. Quasi 1.300 gli spettatori che, ad oggi, hanno visto il film in sala: amandolo, odiandolo, criticandolo o semplicemente non capendolo. Poco importa, perché, come detto, il significato “oltre lo schermo” era quello di riportare la gente in sala e dimostrare che un futuro è possibile. E il pubblico di Pordenone ha dimostrato di averlo capito.