“The Father – Nulla è come sembra”: l’esordio cinematografico di Florian Zeller approda in mediateca
Di Martina Zoratto
A poche settimane dall’uscita nelle sale del suo secondo lungometraggio The Son, l’acclamato debutto sul grande schermo del drammaturgo francese si aggiunge alla ricca collezione di DVD della Mediateca Cinemazero.
Presentata in anteprima al Sundance Film Festival nel gennaio 2020, la pellicola ha visto la luce (o per meglio dire, il buio) durante una delle stagioni più drammatiche che l’industria cinematografica abbia conosciuto, assistendo al continuo rinvio del proprio lancio distributivo. Pur inevitabilmente penalizzato da simili circostanze e appesantito dalla responsabilità di aprire le danze alla tanto attesa riapertura delle sale, The Father pare aver superato alla grande tale prova, aggiudicandosi il favore della critica e niente meno che quattro candidature e due premi Oscar: Miglior Attore Protagonista e Miglior Sceneggiatura non originale.
Adattamento dell’omonima pièce teatrale dello stesso autore, il film tratteggia in modo cristallino il profilo di un uomo annebbiato, le cui parentesi di estrema e graffiante lucidità contribuiscono a restituire uno spietato ritratto di una malattia degenerativa. Una narrazione precisa ma inattendibile, priva di punti fermi come la psiche del protagonista, che si muove smarrito tra i corridoi e le stanze di un appartamento in continua mutazione, con lo sguardo confuso di chi vede i volti dei propri cari assumere fisionomie sconosciute.
A impersonarlo, un Anthony Hopkins come sempre all’altezza delle aspettative, affiancato da una altrettanto brillante Olivia Colman, nei panni di una figlia devota ma in difficoltà, costretta a vivere all’ombra di una sorella scomparsa e a prendersi cura da sola di quella figura paterna di cui vede progressivamente sbiadirsi i contorni. Dialoghi che si ripetono, stanze che si confondono e oggetti che spariscono: tutto concorre ad alimentare i comportamenti via via più ossessivi del protagonista e a costruire un dramma forte della propria radice teatrale e al contempo di un sapiente uso dei mezzi di cui il solo linguaggio cinematografico dispone.
Una storia che – come le note dei brani di Ludovico Einaudi che l’accompagnano – ferisce e scalda il cuore, lasciandoci con gli occhi velati di tristezza di fronte all’inevitabile inverno, che spoglia l’albero delle sue foglie.
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Per chi rifugge il dramma, Cinemazero ha in serbo altre sorprese; tra le novità in uscita a marzo in mediateca, un’interessante varietà di titoli:
Corpus Christi, ambientato tra gli spazi chiusi di un riformatorio e quelli dilatati di un villaggio sperduto nell’aperta campagna polacca, dove un giovane vive diviso tra la purezza della propria vocazione spirituale e il peso di una fedina penale macchiata;
Rifkin’s Festival, una spensierata lettera d’amore al cinema firmata Woody Allen, che qui tratteggia con la consueta autoironia un alter-ego intrappolato nelle dinamiche sentimentali che hanno reso celebri le sue commedie, ambientando le vicende nel vivace contesto festivaliero di San Sebastian;
Maternal, singolare scorcio di una realtà complessa, quella di un istituto religioso per ragazze madri a Buenos Aires, dove il rapporto tra una giovane suora e una coppia di adolescenti con delle gravidanze indesiderate alle spalle innesca una riflessione sul concetto di maternità in tutte le sue sfaccettature;
Il cattivo poeta, opera prima di Gianluca Jodice, che sceglie di ricostruire gli ultimi anni di vita di Gabriele D’Annunzio e lateralmente l’allentarsi dei suoi rapporti con il regime fascista, narrazione che diventa pretesto per restituire una fotografia dell’Italia degli anni Trenta;
Black Widow, lo spettacolare blockbuster pregno di azione incentrato sulla figura di Natasha Romanoff, la Vedova Nera, una delle supereroine più amate del Marvel Cinematic Universe, qui in missione per sgominare un misterioso complotto, che trova origine nel lato più oscuro del suo passato;
Maledetta Primavera, pellicola di formazione ambientata nel desolante contesto della periferia romana degli anni Ottanta, dove l’incontro tra due adolescenti assume la purezza di un contatto tra due anime in piena fioritura;
Un altro giro, del cineasta danese Vinterberg, un viaggio introspettivo attraverso la crisi di mezza età di un professore di liceo, alla scoperta delle gioie e dei rischi dell’alcol: un’ode all’amicizia e un liberatorio inno alla vita;
Lei mi parla ancora, il malinconico racconto, narrato attraverso la regia di Pupi Avati, di una lunga storia d’amore sospesa tra presente e passato, tra vita e morte: il tormento di un uomo di fronte a un lutto troppo profondo per essere elaborato;
Gagarine: proteggi ciò che ami, la lotta di un giovane abitante della periferia parigina, determinato a impedire la demolizione del proprio degradato complesso residenziale, nel disperato quanto poetico tentativo di mantenere vivi – come i suoi ricordi – i luoghi della propria infanzia.