Un anno in cifre
di Marco Fortunato
“Inside Out 2 salva il cinema” “Il botteghino italiano supera i numeri prepandemia, trainato dal pubblico giovane” “Dati incoraggianti”. All’indomani della pubblicazione dei dati dell’anno che si è appena concluso basta sfogliare qualche giornale (anche specialistico) o scorrere qualche sito di settore per leggere – come spesso accade – analisi, e soprattutto conclusioni, diametralmente opposte sullo stato di salute del cinema nel nostro Paese. La verità sta nel mezzo, ma i numeri dicono molto non sull’andamento del mercato ma anche su alcuni problemi strutturali dello stesso che abbiamo spesso avuto occasione di analizzare
Partiamo dal risultato complessivo. Il 2024 per il cinema in Italia si chiude con un risultato analogo a quello del 2023, sfiorando quota 70 milioni di biglietti venduti e 500 milioni di euro d’incasso. Premesso che all’inizio del 2024 sarebbe stato utopistico ipotizzare di pareggiare il risultato del 2023 in termini di biglietti – vista l’annunciata carenza di titoli internazionali, pesantemente condizionati dagli scioperi del 2023 e la forte competizione dei grandi eventi sportivi durante l’estate – non possiamo far finta di non vedere che rimane ancora una distanza molto marcata rispetto al dato prepandemico che era di oltre 90 milioni di biglietti. Tradotto in percentuale significa -24% sulla media ingressi del 2017-2019. Credo che la prima domanda da farsi sia se esistono le condizioni perché si torni su quelle cifre o, diversamente, se e come il mercato può adattarsi a questo nuovo e più ridotto numero di spettatori.
Ma i numeri di presenze ed incassi fanno emergere un altro dato interessante. Nel confronto tra 2024 e 2023 si è registrato un -0,4% negli incassi e -1,3% nelle presenze rispetto all’anno scorso. Questa differenza per quanto piccola, indica che c’è stato un lieve aumento del costo medio del biglietto (che in effetti è passato da 7,02€ nel 2023 al 7,08€ nel 2024 con una crescita dello 0,8%), ma quello del prezzo del biglietto è ancora uno dei temi “strutturali” di cui troppo poco si discute. Quanto costa andare al cinema in Italia rispetto al resto d’Europa e come si sta evolvendo il prezzo del biglietto? A livello europeo la situazione è molto varia e il nostro Paese si posiziona circa nella metà più bassa della classifica, tra i paesi del Nord (capitanati da Svezia e Danimarca dove un ingresso può costare 15/17 euro ma il costo della vita è molto più alto e lo stesso vale per gli stipendi) e i paesi dell’est, tutti ben al di sotto dei 7€ e la Spagna, addirittura sotto la soglia dei 6 euro. Il nostro biglietto medio costa come quello dei francesi che però ogni anno staccano oltre il doppio dei nostri tickets.
Negli ultimi 10 anni il costo del biglietto è salito pochissimo: dal 2013 al 2023 il prezzo medio per vedere un film in sala è, infatti, aumentato di soli 67 centesimi (+9% in un decennio, il pane per fare un esempio è cresciuto di oltre il 5% solo l’anno scorso, il caffè del 16% in un triennio). Insomma, non solo il costo del biglietto non aumenta ma addirittura diminuisce, se paragonato all’inflazione. A quanto pare, però la strategia di mantenere bassi i prezzi non ha incentivato la ripresa dell’affluenza, anzi. Ricordiamo un caso su tutti (ma gli esempi potrebbero essere molti), quello dei BTS: Permission to Dance on Stage – Seoul il film evento della band sudcoreana che, in tempi di immediata post pandemia (era marzo) incassò in un solo giorno oltre 400mila euro con poco più di 17mila spettatori. La divisione è semplice e il risultato sconvolgente: prezzo medio di un biglietto oltre 23 euro!
Tanto? Troppo? Non è questo il punto, il concetto è si è riusciti a catalizzare l’interesse del pubblico su un evento (non live) lavorando su esclusività e valorizzando il fattore tempo secondo cui l’accesso a quel contenuto per primi ne giustificava il maggior costo. Da qualche mese i circuiti hanno iniziati a sperimentare politiche di prezzo diverse a seconda della visibilità dei posti in sala (in altre parole chi si siede in basso o nelle prime file, ad esempio, paga il biglietto un po’ meno, ma da tempo i film in prima visione o in certi giorni della settimana costano più che in altri e così via). Con questo non vogliamo dire che il biglietto deve costare di più ma semplicemente che una maggiore flessibilità dei prezzi – che significa magari il biglietto un po’ più caro in alcune fasce orarie e un po’ più economico in altre – potrebbe aiutare ad aumentare l’efficienza dei cinema liberando delle risorse che potrebbero a loro volta essere reinvestite nell’aumento delle attività.
Tornando ai dati, è interessante anche scorrere l’andamento mensile delle presenze. L’anno era partito molto bene, i primi mesi hanno registrato ottimi risultati, superiori al 2023, con un grande exploit di film d’autore, Perfect Days di Wim Wenders e Il ragazzo e l’airone di Hayao Miyazaki su tutti, per un primo trimestre complessivamente in forte crescita Il mercato ha poi subito una brusca battuta d’arresto nei mesi di aprile e maggio soprattutto a causa della carenza di film americani. A fare la differenza è stato il periodo estivo che superato il record stabilito lo scorso anno (in cui c’erano Barbie e Oppenheimer). In questo periodo sono usciti due dei tre film campioni d’incassi della stagione come Inside Out 2 e Deadpool & Wolverine. Dopo un pessimo mese di settembre fortemente condizionato dalla nuova assenza di titoli americani il mercato si è ripreso in ottobre. A novembre si sono pareggiati i dati dell’anno precedente con un importante contributo del cinema italiano. Nonostante lo scorso anno avesse visto l’uscita di C’è ancora domani di Paola Cortellesi il cinema tricolore ha registrato incassi comunque importanti in particolare grazie a Il ragazzo dai pantaloni rosa e Parthenope, rispettivamente 1° e 2° incasso dell’anno tra i film nazionali. Infine, lo sprint a dicembre, con un’ottima performance durante le feste, che ha fatto segnare un +28% rispetto allo scorso anno. Un colpo di coda importante, sicuramene agevolato dal calendario favorevole che non ha visto sovrapposizioni tra il weekend e le fese comandate che ha permesso di massimizzare il numero di giorni festivi, dove si registra il maggior afflusso di pubblico.[1]
Ed ecco un altro tema, anzi due. Speriamo che con il 2024 si sia definitivamente archiviata la querelle sulla “stagionalità” del nostro mercato. Per il secondo anno di fila i dati dimostrano che, se i film ci sono e sono ben promossi gli spettatori vengono in sala, indipendentemente dal meteo e da altre offerte, come quella sportiva. Finora però l’allungamento dell’offerta ha riguardato quasi esclusivamente il prodotto commerciale ma forse anche i titoli d’essai potrebbero beneficiare di maggiore spazio e visibilità avendo anche i tre mesi estivi a disposizione. Sarebbe ora che le distribuzioni, in particolare quelle più strutturate, prendessero in considerazione un riposizionamento dei propri titoli, per alleggerire il periodo autunnale e invernale e per valorizzare l’iniziativa di Cinema Revolution che, proprio a causa dell’assenza di film nuovi durante l’estate, di fatto ad oggi lavora quasi solo con recuperi della stagione precedente.
Passiamo adesso alla situazione del cinema di casa nostra. “Con quasi 122 milioni di euro al box office il cinema italiano nel 2024 ha incassato una cifra pari alla media 2017-2019, possiamo dire che ha superato il periodo di crisi ed è tornato ai livelli precedenti” ha dichiarato il presidente di Anica, Alessandro Usai. E questo è corretto, e sarebbe un’ottima notizia se non fosse che per farlo, anche nel 2023 è stata ulteriormente incrementata la produzione: sono stati ben 431 i titoli di produzione o co-produzione italiana (+67 rispetto al 2023) i film distribuiti in sala nel 2024. Complessivamente nel 2024 sono stati distribuiti infatti in sala ben 943 nuovi titoli di prima programmazione (+166 rispetto al 2023). Oltre ai film di nuova uscita sono stati distribuiti in sala anche 673 nuovi contenuti complementari (eventi, riedizioni evento, riedizioni, cortometraggi; +213 rispetto al 2023).
Un tema, quello della
sovrapproduzione che continua ad influenzare negativamente il mercato. Avere
troppi film che vogliono arrivare in sala significa disperdere le risorse di
comunicazione e marketing, saturazione degli spazi e sostegno indiretto a distorte
logiche di mercato. Su questo fronte, nel bene e nel male, un intervento è
stato messo in atto con la nuova legge sulla produzione, ora si tratta di
capire quali saranno gli effetti e valutarne le conseguenze.
[1] Fonte boxofficebiz.it