La poetica nel cinema di Carlo Mazzacurati
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Dove la mano dell’uomo non aveva messo piede …
sentieri di cinema!
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Di Andrea Crozzoli
«Ho una predilezione per chi osserva il mondo da un’angolatura provinciale… è un modo di star al mondo…» l’inconfondibile voce di Carlo Mazzacurati, con le sue percettibili inflessioni venete, ci accompagna per tutti i 96 minuti dell’ottimo documentario Carlo Mazzacurati una certa idea di cinema firmato a quattro mani dagli amici di sempre, Mario Canale ed Enzo Monteleone e proiettato all’interno della 81ma Mostra del Cinema di Venezia in una sala stracolma di pubblico. Uno splendido autoritratto, per raccontare il suo cinema asciutto, essenziale e se vogliamo anomalo del regista padovano scomparso dieci anni or sono all’età di 57 anni.
Carlo Mazzacurati in questo lavoro riannoda i fili della sua poetica, film per film, scoprendo i legami sotterranei che soggiaciono alle sue indagini antropologiche, le trame sottili dove un film cerca di spiegare ciò che non è riuscito a dire nell’opera precedente. Una sorta di crogiolo composto da apparenti perdenti di provincia, «un po’ idioti e un po’ anche santi…», persone che non sanno e che cercano una spiegazione al loro non sapere.
Mazzacurati, con la costante dell’understatement, della semplicità collegata alla profondità, ci fa comprendere la coerenza nel tempo della sua ricerca, della sua indagine che ondeggia fra nordest e Toscana, fatta di empatia, rispetto e delicatezza.
L’ossatura del documentario è rappresentata da una lunga intervista, girata a Prato della Valle in quel di Padova, a Mazzacurati nel 2003 da Mario Canale integrata da altre interviste al regista oltre a testimonianze di attori, registi e produttori che hanno incrociato con lui il loro cammino professionale. Carlo Mazzacurati racconta che voleva fare lo scrittore e comincia con lo scrivere per il cinema. Firma con Enzo Monteleone e Umberto Contarello la sceneggiatura di Marrakech Express finalista al premio Solinas nel 1987, lo stesso anno invia alla neonata Sacher Film il suo progetto per un film che Nanni Moretti adotta subito. Nasce così Notte italiana e il battesimo di Mazzacurati come regista. Aveva scritto la sceneggiatura ma non immaginava di dover fare anche la regia e «per alleviare il panico della mia prima regia ho anche disegnato, in una sorta di storyboard, tutto il film» dichiara candidamente Mazzacurati con la sua abituale modestia mai esibita, mai alla ricerca di captatio benevolentiae. Si ripercorre così tutto il suo cinema compresi i due camei di Carlo attore in Caro Diario (1993) e Il Caimano (2006) per Nanni Moretti che ricorda affettuosamente la serie di quattro scatti fotografici in bianco e nero, fatti da lui e Carlo in una cabina per fototessere, con il casco da moto in testa ed una serie di linguacce; sul bordo della striscia fotografica la scritta “18 luglio 1986 – Introduzione del casco obbligatorio”.
In Una certa idea di cinema intervengono anche Roberto Citran, Antonio Albenese, Maya Sansa, Fabrizio Bentivoglio, Marco Paolini, Giuseppe Battiston, Silvio Orlando e tanti altri in questo omaggio a Mazzacurati e al suo cinema del sentire, del vivere e del perdere, sempre in bilico tra commedia e tragedia.
Ci sono anche svariate liasons con il Lido veneziano dove Carlo racconta le prime uscite da adolescente in campeggio per seguire la Mostra del Cinema; oppure nel 1987 dove alla veneziana Settimana della Critica avvenne la proiezione di Notte italiana e fu un esordio coraggioso e anomalo per il giovane trentenne Mazzacurati; nel 1994 sempre al Lido di Venezia gli verrà assegnato il Leone d’Argento per Il toro, girato nei paesi dell’est europeo appesa usciti dalla disgregazione dell’URSS. A proposito delle stupende immagini girate in Romania, con la solita modestia Mazzacurati racconta che «Le cose belle a volte avvengono un po’ per caso e tu non ne sei il determinatore. Sei semplicemente lo spettatore e un po’ ne approfitti, come i grandi fotografi». Ulteriore incredibile liason in quest’opera è Corinto, il nome nel film del toro che a distanza di 30 anni, casualmente, è anche il nome della sala in cui viene svolta la proiezione!
Intenso, delicato e prezioso Carlo Mazzacurati una certa idea di cinema è il bellissimo e doveroso omaggio ad uno dei talenti del nostro cinema, elegante e auto ironico, defilato ma in grado di essere l’autorevole cantore della sua terra. Qui Monteleone e Canale nel far riparlare di sé Mazzacurati riescono, alla fine, quasi a dare la sensazione che stiamo assistendo ad un nuovo lavoro di Carlo. Nella presentazione in sala a Venezia Monteleone ha ricordato che «Ripercorrendo il suo cinema ci siamo resi conto che c’erano innumerevoli scene di ballo. Curioso perché Carlo non ha mai ballato in vita sua! Così abbiamo deciso di chiudere il racconto con la lunga sequenza dei suoi personaggi che realizzano una grande danza collettiva. Quasi un saluto, che non sembra un saluto definitivo, ma una specie di arrivederci!». Al lungo e convinto applauso finale della sala Corinto al Lido si è unito un inevitabile filo di sincera commozione per quanto manca al cinema italiano, e non solo, questo autore. Il documentario fortunatamente verrà distribuito prossimamente in sala da Fandango.